giovedì, Aprile 25, 2024

Confesercenti: Il 2022 è stato un anno choc per il commercio,” oltre 43mila imprese hanno abbassato per sempre la saracinesca

Il 2022 ha registrato un anno nero per il commercio: sono nate solo 22.608 nuove attività, il 20,3% in meno del 2021. Di contro, oltre 43mila imprese hanno abbassato per sempre la saracinesca. Oltre 20mila unità hanno chiuso con un bilancio negativo, per una media di oltre due negozi spariti ogni ora. Questi i numeri emersi dalle elaborazioni condotte da Confesercenti sui dati resi disponibili dalle fonti camerali. Secondo lo studio, il numero di chiusure è in linea con quello rilevato negli anni pre-pandemia, mentre il dato delle aperture del 2022 è il più basso degli ultimi dieci anni. Le cessazioni di attività sono state inferiori del 47,9% non solo al valore del 2012 – quando, nonostante la crisi, avevano aperto oltre 43 mila attività del commercio – ma anche rispetto al 2020 (anno della pandemia Covid e del lockdown) che comunque aveva registrato l’arrivo sul mercato di oltre 25 mila imprese del commercio. Nel 2019, le aperture erano state 29 mila. Il calo delle nuove aperture è rilevante soprattutto in Sardegna (-33,2% rispetto al 2021), Piemonte (-29,3%) e Umbria (-27,3%). La desertificazione delle attività commerciali – sottolinea Confesercenti – colpisce tutto il territorio nazionale, anche se a registrare i saldi peggiori sono le regioni con un tessuto commerciale più sviluppato. In termini assoluti, a registrare la perdita più rilevante è la Campania, con un saldo negativo di 2.707 negozi. Seguono, a stretta distanza, il Lazio (-2.215) e la Sicilia (-2.142). Perdite rilevanti anche in Lombardia (-2.123), Piemonte (-1.683), Toscana (-1.479), ed Emilia-Romagna (-1.253). In termini relativi, però, la perdita peggiore è quella registrata dalle Marche, dove il calo percentuale delle imprese del commercio attive, rispetto al 2021, è del -8,8%: quasi una su dieci. Seguono Friuli-Venezia Giulia (-4,7%) e Molise (-4,4%).  Tra chiusure e mancate aperture, il numero di negozi di vicinato al servizio della comunità è calato, rispetto al 2012, del 14,3% circa. Nelle province autonome di Trento e Bolzano, ormai, ci sono solo 6,9 imprese del commercio ogni mille abitanti, in Friuli-Venezia Giulia 7,8, e in Lombardia 8,4. “La ripartenza post-pandemia non è riuscita a infondere nuovo slancio alle piccole imprese del commercio al dettaglio. Aprire una nuova attività di commercio di vicinato, in un mercato crescentemente dominato da grandi gruppi e giganti dell’online, è sempre più difficile: e i neoimprenditori, semplicemente, rinunciano, come evidente dal calo delle nuove aperture, inferiore addirittura all’anno della pandemia”, ha spiegato Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti
Redazione
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