sabato, Aprile 20, 2024

Scandalo “Qatar-gate”: ora indaga anche la procura di Milano, aperto un fascicolo su due persone

Anche la procura di Milano indaga sullo scandalo Qatargate: un fascicolo di indagine “autonomo” rispetto all’inchiesta condotta dai magistrati di Bruxelles è stato infatti aperto dai magistrati meneghini. Il reato contestato è riciclaggio. Sotto accusa sarebbero finiti i due soci della società di consulenza di Opera che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata utilizzata come “lavatrice” per riciclare in Italia il denaro – circa 300mila euro – frutto del presunto giro di tangenti portato alla luce dall’inchiesta belga. Sono stati iscritti nel registro degli indagati per riciclaggio Manfred Forte e Dario Scola, presunti prestanome di Francesco Giorgi, ex collaboratore dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri e dei suoi familiari. Si indaga in particolare su circa 300mila euro arrivati alla Equality, società prima partecipata dalla commercialista Monica Rossana Bellini e dal fratello e dal padre di Giorgi, le cui quote sono passate a Forte e Scola. La commercialista Bellini, come scritto negli atti del mandato d’arresto belga (il 9 marzo l’udienza a Milano per decidere sulla sua consegna o meno), “sembra aver svolto un ruolo importante nel rientro” dei soldi cash provenienti “dal Qatar creando, insieme a Silvia Panzeri, figlia di Pier Antonio, una struttura di società che desse al flusso di denaro una veste legale”. Tra queste, come messo a verbale anche da Giorgi arrestato a Bruxelles, proprio la Equality, costituita nel dicembre 2018 ad Opera (Milano), dove ha lo studio Bellini, e di cui erano soci la stessa commercialista e il padre e il fratello di Giorgi. Poi, sono entrati nelle quote Forte e Scola, secondo l’ipotesi degli inquirenti prestanome di Giorgi e dei suoi familiari. Prima che la società chiudesse, nel giugno 2021, avrebbe incassato circa 300mila euro provenienti, come riportato dal Corriere della Sera, da tre società inglesi e una turca. Quello milanese è un fascicolo autonomo sulla presunta ripulitura delle mazzette che avrebbero versato Qatar e Marocco, affinché i loro interessi fossero favoriti al Parlamento europeo, e sulle movimentazioni finanziarie. Nasce dalle attività, come analisi contabili e dei dispositivi e telefoni sequestrati, dell’aliquota di polizia giudiziaria della Gdf portate avanti a partire dall’ordine di investigazione europeo emesso dalla magistratura belga. E con cui erano state effettuate una serie di perquisizioni anche a carico di Bellini. Sulle posizioni della professionista e dei familiari di Giorgi potrebbe crearsi una questione giuridica da risolvere perché già al centro dell’inchiesta belga. Dunque, al momento sono stati indagati solo i due presunti prestanome. Gli inquirenti milanesi stanno aspettando degli atti dal Belgio, tra cui, pare, anche i verbali di Panzeri e Giorgi, per proseguire nelle indagini. Quasi tre mesi dopo essere stata arrestata con l’accusa di essere un tassello fondamentale del Qatargate, il destino dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili è ancora carcere di Haren, alla periferia nord-orientale di Bruxelles, dove i giudici hanno ordinato che resti ancora almeno altri due mesi sotto custodia cautelare. Kaili è inchiodata anche dalle rivelazioni del pentito Pier Antonio Panzeri e punita con maggiore durezza rispetto al compagno – a lungo braccio destro dell’ex eurodeputato lombardo – Francesco Giorgi, ritornato invece a casa a inizio settimana, dopo due mesi e mezzo di prigione, sotto sorveglianza elettronica. In carcere resta anche l’eurodeputato Marc Tarabella: per lui, arrestato tre settimane fa, la giustizia ha sentenziato un altro mese in cella in attesa del prossimo riesame a fine marzo. Pur senza indicare nuovi dettagli, negli ambienti investigativi trapela la convinzione che l’ex vicepresidente del Parlamento europeo – accusata, oltre di aver aiutato il compagno ad occultare 600mila euro cash, anche di averne ricevuti 250mila direttamente dall’Emiro – possa ancora inquinare le prove, e che vi si il rischio di collusione con altre persone coinvolte nel giro di mazzette per influenzare le politiche comunitarie in favore di Doha e Rabat. Servizi che avrebbe reso allo stesso anche Tarabella, implicato da Panzeri – insieme al collega Andrea Cozzolino ai domiciliari a Napoli – nella trama con somme di denaro comprese tra i 120mila e i 140mila euro. Tutti elementi che i rispettivi team legali continuano sistematicamente a bollare come “accuse egoistiche, infondate e architettate” da Panzeri. In attesa di una svolta personale, i due si aggrappano comunque all’appiglio generale della possibile ricusazione del giudice Michael Claise, accusato di parzialità e violazione della presunzione di innocenza. A decidere se potrà continuare a tenere le fila delle indagini sarà martedi’ 7 marzo la Corte d’appello del tribunale di Bruxelles.
Redazione
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