giovedì, Marzo 28, 2024

Guidonia (Roma), celebrati i solenni funerali dei due piloti morti in un incidente aereo martedì scorso

Si sono celebrati oggi i funerali del Tenente Colonnello, Giuseppe Cipriano, e del Maggiore, Marco Meneghello, i due piloti dell’Aeronautica militare deceduti martedì scorso, mentre erano ai comandi dei velivoli U-208A per una missione di addestramento nei pressi della base aerea del 60° Stormo, a Guidonia. I feretri sono entrati nella Chiesa di Santa Maria di Loreto di Guidonia avvolti dal Tricolore. Ad accompagnare le bare l’Onore ai caduti che ha risuonato nel piazzale della Chiesa e il saluto dei militari schierati. Tanti i cittadini presenti e le autorità. A celebrare i funerali solenni sarà l’Ordinario Militare Monsignor Santo Marcianò. Presente alla cerimonia il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea, Luca Goretti, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, i Sottosegretari alla Difesa, Isabella Rauti, e degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale dell’Italia, Giorgio Silli, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Amm., Giuseppe Cavo Dragone, e la Medaglia d’oro al Valor Militare Tenente Colonnello, Gianfranco Paglia. In segno di lutto oggi in tutte la basi dell’Aeronautica le bandiere sono a mezz’asta. “Noi non siamo pronti, loro lo erano perché hanno saputo vivere con intensità”. È la frase simbolo dell’omelia celebrata da Monsignor Santo Marcianò per i funerali solenni dei piloti aeronautici Giuseppe Cipriano e Marco Meneghello. “La loro storia fino all’ultimo gesto di eroismo insegna che non si vive solo per se stessi. Grazie alla loro manovra estrema si è sventata una tragedia di dimensioni maggiori, la manovra estrema non è solo perizia e coraggio- ha detto il religioso- ma è stata ancor più istinto sgorgato dal cuore e umanità profonda dei nostri amici”. Quanto accaduto “non è un’ombra sul Centenario- ha detto ancora Marcianò nel corso della sua omelia rivolgendosi alla ‘famiglia Aeronautica’- ma la lucerna di cui parla Gesù sul vostro servizio per la giustizia e la pace”. “Giuseppe e Marco hanno vissuto il rischio, ma non quello di chi sfida la morte perché disprezza la vita. È il rischio previsto in una professione che, se portata avanti fino alla fine, espone al rischio stesso della propria vita per il bene della vita altrui”, ha proseguito Marcianò che ha poi ringraziato direttamente i due giovani piloti deceduti: “Due vite accomunate da una passione infinita per il volo- ha ricordato- e da una grande competenza nello svolgimento dei propri compiti. Giuseppe: un’esperienza di istruttore di volo lunga, validissima e richiesta anche all’estero, in Scuole, in Missioni di sostegno alla pace, come pure nel supporto alla Protezione civile per le calamità naturali e i trasporti sanitari. Marco: una dedizione consegnata a compiti diversi, tra i quali il soccorso aereo e il trasporto di pazienti in biocontenimento nell’emergenza pandemica da Covid 19. Due esistenze intense, seppur brevi“. “Rimarrete nei nostri cuori”, ha concluso il prelato. “Marco e Giuseppe erano con ‘l’abito di lavoro’, con la tuta da volo, “di servizio, potremmo dire, con la divisa; ed è commovente che la morte li abbia colti così, in una pienezza di vita”.
Redazione
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