venerdì, Aprile 19, 2024

Il delitto Pasolini diventa un ‘cold case’: anche i giornalisti del Lazio sono per la riapertura delle indagini

Fu ucciso il 2 novembre del 1975 a Ostia. Quarantotto anni fa Pier Paolo Pasolini venne trovato morto nella zona Idroscalo del litorale romano e per il suo omicidio fu accusato Pino Pelosi. Nel corso degli ultimi anni, però, sono emerse altre prove relative alla morte dello scrittore e poeta che potrebbe essere legata al furto della pellicola ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’ e che coinvolgerebbe anche esponenti della ‘Banda della Magliana’. L’avvocato Stefano Maccioni, a nome del regista David Grieco, e dello sceneggiatore, Giovanni Giovannetti, ha depositato, qualche giorno fa in Procura, a Roma, una istanza per chiedere la riapertura delle indagini. L’Ordine Regionale dei Giornalisti del Lazio, nella seduta di Consiglio che si è tenuta ieri, ha deliberato “all’unanimità” di aderire alla proposta avanzata dall’avvocato Maccioni, riservandosi di valutare in seguito “se costituirsi ‘parte civile’ o, in base agli sviluppi della vicenda, optare per l’assunzione della titolarità di ‘persona offesa dal reato’”. A quarantotto anni da questa “tragica morte”, quindi, essendo emersi “nuovi indizi su diverse dinamiche e, forse anche, un possibile nuovo movente”, il Consiglio dell’Ordine Regionale dei Giornalisti del Lazio ritiene “opportuno sostenere questa iniziativa giudiziaria– si legge in una nota- per dare un contributo ad affermare il principio della verità e della giustizia sulla morte di uno dei più grandi intellettuali italiani del ‘900″. Pasolini era anche un giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio e “aveva con sé al momento dell’assassinio la tessera professionale, che oggi è custodita al museo criminologico”.
(Fonte: Agenzia Dire, www.dire.it)
Redazione
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