venerdì, Aprile 26, 2024

Acqua e siccità, report dell’Istat: Nella distribuzione ne viene dispersa quasi la metà

Le perdite rappresentano uno dei principali problemi per una gestione efficiente e sostenibile dei sistemi di approvvigionamento idrico e la quantità di acqua dispersa in rete continua a rappresentare un volume cospicuo, quantificabile in 157 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo pro capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso nel 2020 soddisferebbe le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno. Lo rende noto l’Istat nelle statistiche sull’acqua 2020-2022 in occasione della Giornata mondiale dell’acqua che ricorre il 22 marzo. Nel 2020, il volume delle perdite idriche totali nella fase di distribuzione dell’acqua, calcolato come differenza tra i volumi immessi in rete e i volumi erogati, è pari a 3,4 miliardi di metri cubi, il 42,2% dell’acqua immessa in rete. In riferimento all’acqua prelevata dalle fonti di approvvigionamento, le perdite idriche totali in distribuzione rappresentano una quota pari al 37,2%. A causa delle dispersioni in distribuzione, agli utenti finali sono erogati complessivamente 4,7 miliardi di metri cubi di acqua per usi autorizzati (215 litri per abitante al giorno), comprendenti sia i volumi fatturati agli utenti finali sia quelli forniti a uso gratuito. Complessivamente, nel 2020, il volume erogato è il 51% del volume prelevato. Il volume di acqua prelevato per uso potabile si riduce all’ingresso del sistema di distribuzione per le dispersioni nella rete di adduzione. Nel 2020, sono immessi nelle reti comunali di distribuzione 8,1 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile (373 litri per abitante al giorno). Sono ingenti le perdite idriche nelle aree del Centro e del Mezzogiorno, rileva l’Istat, soprattutto nei distretti idrografici della fascia appenninica e insulare. I valori più alti si rilevano, nel 2020, nei distretti Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%), seguiti dai distretti Appennino meridionale (48,7%) e Appennino centrale (47,3%). Nel distretto del Fiume Po l’indicatore raggiunge, invece, il valore minimo, pari al 31,8% del volume immesso in rete; l’indicatore risulta di poco inferiore al dato nazionale nei distretti Alpi orientali (41,3%) e Appennino Settentrionale (41,1%). In nove regioni le perdite idriche totali in distribuzione sono superiori al 45%, con i valori più alti in Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%). Di contro, tutte le regioni del Nord hanno un livello di perdite inferiore a quello nazionale, ad eccezione del Veneto (43,2%); il Friuli-Venezia Giulia, con il 42%, è in linea con il dato nazionale. In Valle d’Aosta si registra il valore minimo (23,9%), seppur in aumento di circa due punti percentuali rispetto al 2018. In circa una regione su quattro le perdite sono inferiori al 35%. Si perde almeno il 55% del volume immesso in rete in 20 province che, ad eccezione delle province di Belluno e La Spezia, sono localizzate nel Centro e nel Mezzogiorno. Nelle Isole, l’87% circa della popolazione risiede in province con perdite pari ad almeno il 45%, contro il 4% del Nord-ovest. “Se continua così, quest’anno l’estate sarà peggio della scorsa, rischia di essere da protezione civile, almeno nei comuni più svantaggiati”. A confermare l’allarme Paolo Romano presidente della Smat, (Società Metropolitana Acque Torino S.p.A.), in occasione del convegno a Torino “Acqua in un clima che cambia” per la Giornata Mondiale dell’Acqua. “Oggi a rischio è sicuramente l’agricoltura – sottolinea -, ma senza infrastrutture è difficile intervenire. Quello di cui l’agricoltura ha necessità è riuscire a trattenere l’acqua”. Torna, dunque, centrale il tema degli invasi, sul quale anche la presidente dell’Ato3 torinese, Loredana Devietti Goggia, sollecita una accelerazione. “La situazione – osserva – impone di trovare soluzioni inedite e innovative per dare risposte rapide. Nessuno finora è stato con le mani in mano. Il governo sta pensando a un commissario straordinario, si sente parlare di invasi e desalinizzazione”, ricorda, sottolineando che le ipotesi su nuovi invasi “nei nostri territori sono sui tavoli da anni, ma ora serve accelerare”. Sul tema della desalinizzazione è intervenuto anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. “C’è siccità, la risorsa idrica manca e ci vuole un piano a livello nazionale, ragionando anche in termini di aridocoltura”, ha detto da Venezia Zaia. Per il presidente del Veneto bisogna rendere le cave bacini veri e propri, ottimizzando la rete di distribuzione per l’agricoltura, “che è colabrodo e comporta la perdita dell’80% della risorsa idrica”. Ma Zaia guarda anche all’estero: “Abbiamo il vantaggio di avere acqua del mare, se a Dubai vivono dissalando l’acqua, lo dobbiamo fare anche noi, perché i costi potrebbero essere affrontabili”.
Redazione
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