giovedì, Aprile 25, 2024

Vicenda Cospito, respinta la richiesta dei domiciliari: resta al 41 bis all’ospedale San Paolo di Milano

I giudici del tribunale della Sorveglianza di Milano hanno rigettato la richiesta di differimento pena “per motivi di salute” per Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso per protestare contro il regime del 41 bis. La difesa, rappresentata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, chiedeva che il detenuto possa scontare la sua pena ai domiciliari, a casa della sorella. Con l’ordinanza depositata i giudici hanno respinto anche la richiesta della difesa di disporre ”in via permanente la collocazione del detenuto nell’attuale reparto di medicina protetta” dell’ospedale San Paolo di Milano. Cospito si trova all’ospedale San Paolo di Milano a causa delle sue condizioni di salute, stabili ma precarie. “La  motivazione dello sciopero della fame, rinnovata e gestita in maniera altalenante, con assunzione al bisogno ovvero occasionale degli integratori e comunque di acqua, sale e zucchero, è frutto di un ragionamento preordinato e consapevole”, scrivono i giudici. “Da nessun elemento in atti, neppure da alcuna deduzione difensiva, si trae che la scelta di Alfredo Cospito di intraprendere e, attualmente, proseguire nello sciopero della fame, possa essere ricondotta a tratti disfunzionali di personalità (sui quali sarebbe altrimenti doveroso indagare) e ciò in quanto dalle relazioni sanitarie in atti e anche all’esito del consulto psichiatrico risulta che il Cospito è lucido, collaborante, non emergono alterazioni della percezione né acuzie psichiatriche in atto ed egli appare consapevole dei rischi connessi alla prosecuzione del regime dietetico” si legge ancora nel provvedimento. “Al contempo egli appare determinato nel rifiuto delle terapie proposte, esprimendo così il suo spazio di autodeterminazione, al fine di provocare gli effetti di cambiamento a livello giudiziario, politico e legislativo sopra riportati e dallo stesso auspicati”.
“DETENZIONE NON CONTRARIA A SENSO DI UMANITA'”
La strumentalità della condotta che ha dato corso alle patologie oggi presenti è assolutamente certa, al pari della motivazione che ha indotto la forma di protesta e che non rileva in alcun modo in questa sede, preposta alla valutazione della compatibilità dello stato detentivo con la condizione sanitaria”, scrivono i giudici del tribunale di Sorveglianza di Milano. I giudici hanno respinto la richiesta di domiciliari così come un suo ricovero permanente nel reparto dell’ospedale San Paolo, perché la detenzione “non si palesa neppure astrattamente confliggente con il senso di umanità della pena, avuto riguardo alle condizioni oggettive del Cospito, che certamente precarie e a grave rischio – soprattutto di complicanze cardiologiche, neurologiche e metaboliche – sono il frutto di una deliberata e consapevole scelta sulla quale permane ‘un discreto compenso cardio-circolatorio’ e – attraverso l’ubicazione nel reparto ospedaliero dove si trova – il più attento monitoraggio clinico concepibile”. Il collegio non può quindi, in adesione agli orientamenti della Corte Suprema e alla stessa giurisprudenza dello stesso tribunale, che respingere l’istanza.
“COSPITO DETERMINATO E CONSAPEVOLE DEI RISCHI”
o sciopero della fame di Cospito sarebbe secondo i giudici strumento per una battaglia più ampia. “Egli appare determinato nel rifiuto delle terapie proposte, esprimendo così il suo spazio di autodeterminazione, al fine di provocare gli effetti di cambiamento a livello giudiziario, politico e legislativo dallo stesso auspicati”. “Cospito è lucido, collaborante, non emergono alterazioni della percezione, né acuzie psichiatriche in atto ed egli appare consapevole dei rischi connessi alla prosecuzione del regime dietetico”, scrivono i giudici. La sua è una volontà che cozza con gli orientamenti della Corte Suprema – non si possono concedere i domiciliari a chi autodetermina le sue condizioni di salute – e che lo costringe al alla detenzione, nonostante le condizioni di salute che non contrastano con “il senso di umanità della pena”.
Redazione
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