venerdì, Aprile 19, 2024

Prendono il via oggi 28 marzo a Roma i lavori per il restauro dell’Altare della Patria,

Prendono il via oggi 28 marzo a Roma i lavori per il restauro dell’Altare della Patria, nel cuore del Vittoriano, al centro di Roma. I lavori si articoleranno in tre fasi, la cui sequenza consentirà non solo di mantenere il servizio della Guardia d’Onore alla Tomba del Milite Ignoto, ma anche il regolare svolgimento delle cerimonie del 25 aprile 2023 e del 2 giugno 2023. L’intervento si concluderà il 24 ottobre 2023 per rispettare anche la cerimonia del 4 novembre 2023. La campagna di restauro dell’Altare della Patria è stata avviata dall’Istituto VIVE, Vittoriano e Palazzo Venezia, diretto da Edith Gabrielli. Il Vittoriano fu pensato all’indomani della morte di Vittorio Emanuele II, il 9 gennaio 1878: l’obiettivo era celebrare il primo re d’Italia e, attraverso la sua persona, l’intero Risorgimento. Il progetto dell’architetto marchigiano Giuseppe Sacconi, vincitore di un apposito concorso bandito nel 1882, fu messo in atto dal 1885. Il monumento, inaugurato ancora incompleto nel 1911, fu concluso negli anni trenta del Novecento. L’Altare della Patria è la zona curvilinea al centro del Vittoriano, che Sacconi volle trasformare in un grande altare laico dedicato alla Nazione e ai suoi valori. La sua decorazione, lunga 70 metri e alta 5, si deve allo scultore lombardo Angelo Zanelli, che risultò vincitore di un concorso bandito nel 1908. Ora però l’Altare della Patria e la sua decorazione si presentano scarsamente leggibili, in uno stato di conservazione precario e in alcune zone critico: il restauro, diretto da Edith Gabrielli ed eseguito da Susanna Sarmati, ha come primi obiettivi quello di garantire la conservazione materiale dell’Altare della Patria, e di restituire la piena leggibilità all’opera di Zanelli, fin nei dettagli, consentendone una piena comprensione critica. Oltre che sul restauro, la valorizzazione dell’Altare della Patria procederà anche con una campagna di studio, di catalogazione e restauro di una parte dei gessi oggi in deposito all’ex Mattatoio di Roma, anche grazie alla collaborazione della Soprintendenza speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma.
Redazione
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