Così commissari e Giudice hanno cancellato la partecipazione di Civitavecchia Infrastrutture e Sot. In pratica gli unici “pseudo-creditori” di un certo peso che si ritenesse votassero a favore del concordato. Fatti fuori le altre “società comunali”, rimangono solo i creditori più infuriati con la amministrazione comunale, poco ben disposti nel confronto del “piano Micchi” con cui si propone un pagamento del 20% dei crediti in cinque anni. Inoltre non si contano le correzioni sulla “qualifica” dei creditori. Tantissimi venivano erroneamente indicati come “chirografari” da Micchi, mentre risultavano invece “privilegiati”. Tutte queste correzioni hanno trasformato completamente lo scenario in vista del voto dei creditori. Occorre considerare che la sola Civitavecchia Infrastrutture avrebbe “pesato” per oltre il 30%. Micchi era pressoché certo del voto favorevole della società comunale ed era fiducioso di raccogliere l’altro 20% presso altri creditori “istituzionali” (tra cui ad esempio Enel). Perso, però, “l’appoggio” della Civitavecchia Infrastrutture, ora Micchi deve andarsi a trovare il 51% presso tutti gli altri creditori, dei quali alcuni avrebbero presentato anche esposti ipotizzando una tentata frode; altri (Mad su tutti, che da sola “vale” circa il 43%) hanno già depositato istanza di fallimento. Insomma, di fronte a questa situazione, l’ipotesi del fallimento prende sempre più corpo. Certo rimane da chiedersi come il “super esperto di concordati”, la cui opera è costata ai civitavecchiesi non meno di tre milioni di euro (compresi i costi delle procedure presso il Tribunale) non conoscesse le principali disposizioni della Legge Fallimentare. Sembra addirittura che il “super-manager” fosse stato avvisato dell’errore da un Dirigente della stessa Hcs. Micchi, nel rispetto del personaggio, invece di ascoltarlo, lo ha addirittura demansionato, tanto che sembrerebbe essere in corso una causa del lavoro milionaria tra i due, con conseguente indagine penale a carico di Micchi e di alcuni amministratori comunali, di cui parleremo nei prossimi giorni.
Cosa potrebbe accadere a luglio? Savignani e i 5 stelle possono ormai solo sperare che i creditori, maltrattati, ingiuriati, a volte citati in giudizio, il prossimo 12 luglio rinuncino al proprio 80% dei crediti, in cambio di niente o poco più. Altrimenti, il fallimento il fallimento sarebbe pressoché automatico. A quel punto sarebbe estremamente difficile prevedere gli scenari possibili. Certamente la vicenda si trasferirebbe in Procura aggiungendosi alle numerose indagini già in corso e assicurando certamente una fortissima accelerazione dagli esiti realmente imprevedibili in relazione alle possibili ipotesi di bancarotta preferenziale o fraudolenta di cui la magistratura sarebbe chiamata a verificare o meno la sussistenza. L’estate si preannuncia rovente per l’amministrazione comunale. (Seapress)