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Fiumicino, dalle onde del Tirreno al Doctor Europæus

Fiumicino – Chi l’ha detto che muscoli e cervello sono “alternativi”? E chi ha detto che la bellezza femminile non si accoppia all’intelligenza? Stereotipi di antica data, ormai per fortuna in fase di superamento.
Grazie anche ad esperienze come quella della dott.ssa Irene Tagliente, protagonista ai mondiali di Kiteboarding – sport da poco incluso nelle discipline olimpiche – dove ha raggiunto l’ottava posizione nella categoria Freestyle (atleta di casa sul litorale laziale, in particolare a Fregene, dove si allena costantemente), e protagonista altrettanto nella vita accademica del nostro Paese.
L’ingegnere biomedico Irene Tagliente, infatti, ha completato il percorso accademico per conseguire anche il titolo di “Doctor Europæus” aggiuntivo al titolo ed al valore nazionale di “Dottore di Ricerca”

Il titolo di “Dottore di Ricerca” è equivalente al titolo di Philosophiae Doctor dei paesi anglosassoni e a titoli analoghi presenti in altri Paesi. Il PhD rappresenta l’ultimo livello di istruzione universitaria mondiale e conferisce allo studente il titolo di Doctor Philosophiae. L’ing. Irene Tagliente è laureata in Ingegneria Clinica all’Università La Sapienza di Roma e in Ingegneria Biomedica all’Università di Firenze. Specializzata nella R & S di soluzioni IT per l’assistenza Telemedicina, è abilitata alla professione di Ingegnere Senior – Sezione Ingegneria Industriale. Ha conseguito l’Alta Scuola Specializzazione in Economia con Master in Compliance& Management: Prevenzione del rischio di non conformità dei Processi Organizzativi Aziendali alla Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma.
“Tutto ciò non basta – dice l’ing. Irene Tagliente – perché l’ambito contratto Italiano non arriva. I giovani scienziati italiani, formati da Atenei in grado di rendere i nostri ricercatori tra i più appetibili, sono costretti ad emigrare. L’Italia che ha investito tanto per formarli dimostra di non avere bisogno di loro.
La fuga di cervelli – concluide – inizia ad essere una necessità. I nostri ricercatori infatti non percepiscono contributi». (seapress)
10/06/2017

Redazione
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