sabato, Maggio 4, 2024

Arrestato latitante a Fiumicino, esponente di spicco della ‘ndrangheta

Roma – E’ stato arrestato all’aeroporto di Fiumicino Bruno Crisafi, latitante dal 2015, ritenuto elemento cardine della ‘ndrangheta e già condannato in primo grado a 20 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga, aggravata dal metodo mafioso. Appena sceso da un aereo proveniente dall’Australia si è costituito. Al suo arrivo ha trovato i finanzieri del Gico e gli agenti della Squadra Mobile di Roma e del Servizio Centrale Operativo ad attenderlo. La vicenda parte però da lontano, nel gennaio dello scorso anno la Guardia di Finanza di Roma eseguiva, in Italia e Spagna, una misura cautelare nei confronti di 39 soggetti ritenuti appartenenti ad un’organizzazione criminale operante nella Capitale e collegata alle temutissime cosche di ‘ndrangheta “Pelle – Nirta – Giorgi alias Cicero” .
Le indagini avevano consentito di ricostruire l’operatività nella Capitale di un gruppo criminale che, oltre ad essere specializzato nel narcotraffico internazionale, si era reso responsabile anche di gravi fatti di sangue.
La cellula criminale, stanziati in Colombia e Marocco, con il compito di trattare, alla pari, con i locali narcos, era intenzionata a monopolizzare il mercato della droga nella città di Roma diventando referente affidabile anche per altre organizzazioni criminali operanti sul territorio collegate ad altre ‘ndrine ed alla camorra; il tutto per un giro d’affari milionario che avrebbe inquinato il circuito dell’economia legale.
La Squadra Mobile di Roma, invece, aveva arrestato gli autori dell’omicidio del boss della ‘ndrangheta Vincenzo Femia, ritenuto il referente romano della cosca Nirta-Scalzone di San Luca, ucciso a Roma nel 2013, ad opera di un commando mafioso composto da 5 killer calabresi.
Gli esponenti apicali del sodalizio erano da anni radicati nella città di Roma dove potevano contare su una fitta rete di connivenze che garantivano loro di vivere in completo anonimato e fornire, all’occorrenza, supporto logistico ai latitanti.
Le indagini avevano svelato i dettagli delle rotte seguite dalle partite di stupefacente per giungere in Italia: l’organizzazione criminale poteva vantare propri fidati emissari in Marocco ed in Colombia, i quali, rifugiati in quei paesi, trattavano l’acquisto di ingenti partite di stupefacenti, da importare attraverso l’utilizzo di container commerciali, ovvero allestendo vere e proprie traversate transoceaniche e nel mediterraneo con imbarcazioni private.
In Italia la filiera della vendita all’ingrosso della droga era curata dai fratelli Crisafi e da altri esponenti, che avevano trovato dimora abituale nella Capitale, grazie ad una fidata rete di connivenze.
Nel corso degli arresti eseguiti nel 2015, proprio Crisafi Bruno si era reso irreperibile, abbandonando il territorio nazionale e dichiarandosi latitante.
Nel frattempo, comunque, il Tribunale di Roma, nel maggio 2016 lo condannava in primo grado alla pena di 20 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso.
Braccato dalle ricerche, supportate peraltro dall’estensione internazionale dei provvedimenti restrittivi, ha deciso di costituirsi, presentandosi all’aeroporto di Roma Fiumicino, in arrivo da Perth, in Australia.

Redazione
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