domenica, Maggio 5, 2024

Roma, si allarga il fronte contrario al CETA con i presidenti di alcuni consorzi prodotti Dop e Igp

Anche i presidenti dei consorzi di tutela di alcuni prodotti Dop e Igp di Roma e Lazio si uniscono alla Coldiretti nel fronte contrario al Ceta, il trattato per il libero scambio tra Europa e Canada prossimo alla ratifica in Italia. Secondo Coldiretti, infatti, in caso di approvazione da parte del parlamento, proprio questi consorzi sarebbero le prime vittime della pirateria alimentare legittimata dalla Ue ai danni dei più qualificati prodotti agroalimentari della nostra regione.“Sarebbe un grave precedente per la nostra filiera – dice il Dr. Emanuele Marella, presidente del Consorzio di Tutela della ricotta romana Dop – perché il Ceta, oltre a penalizzare il parmigiano reggiano, il formaggio più esportato al mondo che potrà essere liberamente prodotto e commercializzato in Canada col nome di parmesan, autorizzerebbe ogni grossolana imitazione anche degli altri, come la nostra ricotta”. Ben 22 prodotti tipici romani e laziali sui 27 a marchio Dop e Igp sono esclusi da ogni tutela e protezione. Tra questi, appunto, la ricotta romana Dop prodotta da 6 caseifici tra i più importanti del Lazio, garantendo il mantenimento di mille posti di lavoro con un fatturato di un milione e mezzo di euro annuo.“Sosteniamo la mobilitazione della Coldiretti perché quella contro il Ceta è una battaglia a difesa del territorio, delle aziende e della qualità delle nostre produzioni” aggiunge Marella. “Accordi del genere – rincara Claudio Celletti, presidente del consorzio abbacchio romano Igp – si fanno sempre a vantaggio di chi non ha nulla da perdere e contro chi, come noi, ha sposato la causa della tracciabilità, riconoscibilità e qualità della produzione. Chi ha a cuore il rispetto delle regole non può accettare un trattato che autorizza improvvisatori scorretti a fare ciò che vogliono a danno dei consumatori e dei produttori che rispettano i valori etici e sociali. Da noi sono vietati estrogeni ed ormoni e chi li usa si becca, giustamente, una denuncia penale. Mi risulta che in Canada che le cose funzionino diversamente, quindi non vedo perché dovremmo importare carne trattata con sostanze vietate in Italia”. Il consorzio dell’abbacchio romano Igp conta 400 associati e 600 aziende certificate con un patrimonio di 210.000 capi controllati. “Il Ceta – concludono Marella e Celletti – favorisce concorrenza sleale che danneggia i produttori, inganna i consumatori e rischia di avere un effetto domino sugli altri mercati, dove invece Italia e Europa hanno il dovere di difendere i prodotti tipici che sono espressione di distintività territoriale e che non sono riproducibili altrove”.

Redazione
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