martedì, Aprile 30, 2024

Civitavecchia, municipalizzate, il giudice smentisce Savignani

Civitavecchia – Sul concordato Hcs spunta un documento, finora tenuto ben nascosto, che conferma tutto ciò che nelle scorse settimane hanno scritto La Provincia e Civonline.it, smentendo nuovamente – e stavolta ufficialmente – quanto più volte affermato dall’assessore Marco Savignani. Savignani, negli ultimi mesi, infatti, ha più volte precisato che “il passaggio di HCS in CSP può avvenire solo dopo l’omologa del concordato” ed ancora: “non possiamo passare i servizi alla new co. se non c’è prima l’approvazione del piano”, per chiudere: “se Hcs fallisce, niente NewCo”.

Ora, tralasciando l’ultima affermazione, che nella sostanza forse è la più veritiera, emerge dai documenti in possesso de La Provincia e di Civonline.it che già tre mesi fa il giudice del Fallimento ha stabilito l’esatto contrario di quanto detto e ridetto da Savignani. Lo ha comunicato prontamente ad HCS e Comune, che quindi lo sapevano perfettamente e sanno quindi di raccontare, da 3 mesi, cose non vere. A seguito della famosa asta del 19 aprile scorso, il Giudice ha infatti adottato apposito provvedimento per autorizzare il trasferimento di azienda da HCS a CSP prima della omologa. Esattamente il contrario di quello che dicono da mesi Sindaco e Assessore per giustificare un cervellotico procedimento di passaggio del personale (per evitare di creare la famosa Hcs2) e la totale mancanza degli atti fondamentali per la nuova Csp.

Traduciamo. Sindaco e Assessore, in quasi tre anni, non sono riusciti a preparare un piano industriale, un organigramma societario, un piano di razionalizzazione del personale condiviso con i sindacati, ma alla fine, essendosi ritrovati con la Newco ridotta ad una “Hcs2”, si sono trovati a dover definire in fretta e furia, cercando la sponda di una parte del sindacato, una campagna di promozioni e declassamenti che appare oltre che irregolare, determinata da criteri non certo oggettivi. La giustificazione che Savignani ha cercato di dare finora si basava sul fatto che il Giudice avesse stabilito che per trasferire la Hcs in Csp occorresse attendere l’omologa del concordato e che quindi nel frattempo si dovesse e potesse raggiungere l’accordo con i sindacati e quindi procedere individualmente con i singoli lavoratori “derogando” così all’articolo 2112 del Codice Civile, non applicabile, secondo l’amministrazione, in quanto non si poteva ancora procedere con la cessione del ramo di azienda. Sindaco e Assessore si facevano forti del fatto che il provvedimento del Giudice fosse praticamente irreperibile, avendo il giudice Bianchi respinto istanze e richieste di accesso agli atti. Alla fine, però, il documento è saltato fuori.

Questo il testo del provvedimento: “il Giudice delegato, osservato che l’art. 163 bis della Legge Fallimentare disciplina espressamente la possibilità che il trasferimento avvenga prima dell’omologa, autorizza la società in concordato a stipulare il contratto di cessione del ramo d’azienda con l’aggiudicataria”. Peraltro, nel verbale di asta deserta risulta esplicitamente come sia stato l’avvocato Francesco Marotta, comparso per la proponente Hcs, a chiedere che la società in concordato venisse contestualmente autorizzata a stipulare il contratto di cessione con l’aggiudicataria, cosa che il giudice ha concesso. Adesso è chiaro perché il documento non si trovava. Il provvedimento stabilisce, infatti, l’esatto contrario di quello che, per mesi, hanno sostenuto Sindaco e Assessore. Probabilmente, alla luce di quanto poi avvenuto, da ogni altra parte, i due amministratori si sarebbero dimessi dopo essere stati scoperti a raccontare bugie così sfacciate. Tornando agli effetti pratici, il disastro a 5 stelle non poteva essere più completo nemmeno se fosse stato pianificato a tavolino. Csp ha violato (come spiegavamo ieri) la sua stessa offerta irrevocabile non sottoscrivendo il contratto entro il 4 maggio 2017, come si era obbligata a fare.

La violazione è determinata dal fatto che il Comune non è riuscito, in tutto il tempo trascorso, a deliberare l’assegnazione dei servizi. Pertanto CSP potrebbe addirittura essere tenuta al risarcimento del danno nei confronti dei 383 dipendenti e soprattutto dei 313 creditori di HCS, per il colpevole ritardo, perpetrato in violazione di Legge e delle obbligazioni assunte. I creditori, infatti, vedendo deteriorato il proprio credito, ne potranno chiedere conto con richieste di risarcimento che potrebbero a questo punto eccedere i complessivi circa 30 milioni attuali. Ben più grave la situazione di Hcs, di cui per vari aspetti ha già iniziato ad occuparsi anche la Procura della Repubblica. In caso di fallimento – ormai pressoché scontato – si profila all’orizzonte il concretizzarsi di diverse ipotesi di reato. Civitavecchia Infrastrutture è invece l’unica che ha un “futuro certo”. La società, infatti, fallirà poiché dovrà rinunciare all’80% dei crediti, nei confronti di Hcs, se sarà ammessa alla assemblea dei creditori (caso molto difficile e discutibile); oppure fallirà a seguito del fallimento di HCS srl. Insomma è certo che fallirà. L’amministrazione comunale ed il Comune di Civitavecchia? Io speriamo che me la cavo, come avrebbe detto il compianto Paolo Villaggio, parlando del giorno del giudizio. Di dimissioni non se ne parla. Per sapere come andrà a finire, bisognerà aspettare qualche anno ancora, ossia il giorno del giudizio, non divino, ma più laicamente contabile e probabilmente penale.

Redazione
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