venerdì, Maggio 3, 2024

PROCESSO VANNINI: “LA SCENA DEL CRIMINE FU OGGETTO DI ATTIVITÀ DI DEPISTAGGIO”

“Indagini non esaustive e non effettuate con mezzi appropriati”. La deposizione dell’ex generale dei carabinieri dei Ris di Parma, Luciano Garofano, pone ombre sulle attività investigative dopo l’uccisione del 20enne cerveterano Marco Vannini. E lunedì, Garofano, è stato ascoltato dai giudici della Corte d’Assise come consulente tecnico della famiglia Vannini, nell’udienza del processo che vede imputato per omicidio volontario con dolo eventuale il maresciallo della Marina, Antonio Ciontoli ed in concorso la sua famiglia (la moglie Maria, i figli Federico e Martina). L’ex generale del Ris ha evidenziato i suoi dubbi proiettando la sua relazione in aula. Ecco le conclusioni della deposizione di Garofano. “Marco Vannini fu attinto da un unico colpo d’arma da fuoco sparato da Antonio Ciontoli in uno dei bagni dell’abitazione di proprietà alla presenza, molto probabile, dei figli Federico e Martina. Il colpo fu esploso ad una distanza di 15-25 centimetri con una traiettoria “inclinata e direzione alto-basso, lievemente indietro-avanti e orientata destra-sinistra” (cfr. pag. 12 della Relazione Tecnica 156/I.T. 2015 BAL. Del R.I.S. di Roma – pag.220 in Atti), mentre la vittima era verosimilmente seduta o comunque accovacciata all’interno nella vasca da bagno, con il braccio destro alzato per spostare l’arma minacciosamente puntata dal Ciontoli e proteggere contestualmente se stesso da un pericolo incombente. L’atto dello scarrellamento riferito dal Ciontoli, qualunque sia stata la condizione della pistola nel momento in cui decise di impugnarla, esclude categoricamente che egli non abbia potuto verificare che fosse carica, sia in virtù delle sue benché minime conoscenze dell’arma, sia in relazione alle peculiari caratteristiche meccaniche e di sicurezza offerte da quel particolare modello di pistola (presenza dell’unghia estrattrice sporgente ed evidenziata in rosso e della sicurezza bilaterale). Non può inoltre ignorarsi, ai fini della valutazione della volontarietà dello sparo, che il Ciontoli decise comunque di premere il grilletto mentre l’arma era puntata verso Marco Vannini. La scena del crimine e molto verosimilmente la pistola utilizzata per fare fuoco contro Marco, sono stati oggetto di una pervicace attività di depistaggio finalizzata ad alterare le tracce presenti e la ricostruzione degli eventi realmente accaduti”. Al contrario i legali della difesa, con Andrea Miroli, sostengono che “i dati differenziano in maniera netta la posizione di Antonio Ciontoli da quella di Martina. La presenza è di 12 particelle nelle narici di Antonio Ciontoli mentre solo una particella nelle narici di Martina esclude la presenza di Martina nel bagno al momento dello sparo. E’ un dato oggettivo”.

Redazione
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