mercoledì, Maggio 1, 2024

S. Marinella – I responsabili locali del Pd non credono minimamente nella possibilità che la maggioranza Bacheca riesca, entro fine anno, ad attivare tutti i punti previsti nella relazione redatta dal delegato comunale Emauele Minghella, per arrivare all

Civitavecchia – Il Sindaco Cozzolino ed i suoi “consiglieri” insistono su piazza XXIV Maggio: non contenti dello schiaffo preso al Tar, che ha dichiarato illegittimo il provvedimento con cui il dirigente ingegner Gaetano Pepe avrebbe di fatto ordinato la demolizione dell’immobile, si arrampicano sugli specchi con dichiarazioni che cercano, in una materia piena di tecnicismi come quella edilizia e urbanistica, solo di confendere le acque e salvare la faccia.
In realtà, come spesso capita, la pezza è peggiore del buco. “In merito agli articoli di stampa riguardanti la sentenza del TAR su palazzo XXIV maggio – si legge in una nota di palazzo del Pincio – l’amministrazione comunale intende rilasciare alcune precisazioni: non è mai stata chiesta la demolizione dello stabile, semplicemente l’ufficio competente aveva espresso un diniego sulla richiesta di apportare alcune modifiche (lievi modifiche delle aperture esterne, modifiche delle tramezzature interne, modifiche interne al piano terzo ed al piano servizi, con eliminazione vani scala e ascensore che si fermano al terzo piano, diversa tramezzatura del piano terra commerciale e riduzione del numero di alloggi. Il TAR per motivi tecnici ha annullato l’atto dell’ufficio, come spiegato nella sentenza, e torna quindi valida la SCIA presentata dalla società in data 22 settembre 2014 ed integrata in data 29 settembre 2014. L’AC precisa che riferimenti a “radere al suolo l’intero palazzo” sono completamente prive di fondamento”.
Ora, a prescindere dal fatto che gli uffici diretti dall’ingegner Pepe (che da quando è arrivato a Civitavecchia è noto per aver rilasciato permessi col contagocce, finendo di bloccare del tutto un settore già in crisi come quello edile) sembrano avere uno strano concetto dell’entità più o meno lieve delle modifiche da apportare ad un immobile già sostanzialmente completato, visto che nel comunicato si parla con molta tranquillità di modifiche delle aperture esterne del palazzo, di eliminazione di vani scala e ascensore da un piano e di riduzione complessiva del numero di alloggi, stando alle dichiarazioni dello studio Gruner-Dinelli, che ha difeso insieme all’avvocato Bonifazi la società che ha realizzato l’immobile, la Rd Trasporti, pare che in realtà da parte del Comune ci sia un maldestro tentativo di ridimensionare la portata di quanto si voleva ottenere al Pincio, annullando la SCIA del 2014.
“Il provvedimento annullato dal Tar – spiegano dallo Studio Legale Gruner-Dinelli – contestava la presunta illegittimità delle opere effettuate attraverso la Scia, deducendo tale illegittimità da un preteso silenzio-diniego in ordine ad un accertamento di doppia conformità che, come ripete innumerevoli volte lo stesso provvedimento annullato, avrebbe determinato l’illegittimità del titolo edilizio e quindi dell’edificio nel suo complesso. Naturalmente, se si fosse trattato soltanto di “apportare lievi modifiche” all’opera così come realizzata, la società Rd Trasporti anziché proporre un ricorso al Tar estremamente complesso e gravoso, avrebbe senz’altro rimediato a quelle che il Comune definisce “lievi difformità””.
Leggendo il provvedimento effettivamente emerge chiaramente, anche per un profano della materia, che avendo l’annullamento della Scia come presupposto la presunta illegittimità del titolo edilizio originario, la conseguenza dell’atto a firma dell’ingegner Pepe sarebbe stata non solo quella di dover apportare le modifiche di cui oggi parla il Pincio, ma anche quella di considerare viziato il permesso a costruire e quindi abusive tutte le opere realizzate in forza di quella autorizzazione e prima della stessa Scia, ovvero tutto il palazzo. Quindi, “l’ordine di rimozione degli effetti dannosi” avrebbe avuto l’effetto di una riduzione in pristino, facendo demolire l’intero stabile. Di qui il ricorso della Rd Trasporti per “Eccesso di potere per carenza dei presupposti, per grave scorrettezza e contraddittorietà dell’azione amministrativa, nonché per macroscopica violazione dei principi del legittimo affidamento e della proporzionalità e per ingiustizia manifesta”, che è stato accolto dal Tar.
(Seapress)

Redazione
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