giovedì, Maggio 2, 2024

Profanato il ricordo di Marco Vannini

Cerveteri – Venerdì nel primo pomeriggio è stato profanato il ricordo di Marco Vannini, il 20enne di Cerveteri ucciso da quel maledetto colpo di pistola partito da una arma del padre della ex fidanzata, Antonio Ciontoli, la sera del 17 maggio 2015 mentre si trovava nella loro villetta a Ladispoli. E’ in corso il processo in Corte d’Assise a Roma a carico della famiglia Ciontoli, Antonio il capofamiglia, dei suoi figli Martina e Federico e di sua moglie Maria Pezzillo, tutti accusati di omicidio volontario e Viola Giorgini, fidanzata di Federico, per omissione di soccorso.
Ebbene, in via de Gasperi nei pressi del cancello della villetta dei Ciontoli era stato messo da tempo, in ricordo di Marco, su un palo della luce, posizionato all’estremità del marciapiede, una sua foto e un mazzo di fiori.
A dare la notizia della rimozione di fiori e foto a Marina Conte, mamma di Marco, alcuni vicini di casa Ciontoli. «Quando io e mio marito siamo andati – dice mamma Marina – abbiamo visto che la foto non c’era più ed era stata strappata e portata via e dei fiori è rimasto qualche petalo ancora a terra. È stato levato e portato via tutto. Non è la prima volta che il posto viene profanato, di preciso non so quante volte, ma sicuro almeno tre o quattro. Questa volta però potrebbe essere diverso, perché sembrerebbe da quanto mi è stato riferito che a farlo siano stati Antonio Ciontoli e la moglie. Il fatto mi ha amareggiato tanto perché Marco è un ragazzo morto comunque per mano loro e se fosse vero dimostrano ancora di essere delle persone veramente cattive. Io non so che cosa gli possa aver fatto mio figlio per meritare tanto. Ho passato una giornata che mi ha devastato. Solo a ripensarci mi ribolle il sangue. Mi sono alterata. È qualcosa più forte di me. Perché se la devono prendere con mio figlio? Che gli ha fatto quel ragazzo? Se hanno qualcosa da dire la dicano a me. Marco non ha nessuna colpa. Hanno voluto loro che Marco morisse. Se fosse stato soccorso sarebbe oggi ancora in vita. Quindi dal mio punto di vista, lo hanno ucciso loro. Che dire poi di una madre che non lo ha soccorso e che non ha chiamato sua madre, quella vera. Pare come se in quella casa non esistesse morale. Come si può pensare di fare una cosa del genere? Farlo è indubbiamente una cosa cattiva». Marina ricomponendo ogni tanto la voce e tentando di controllare la foga, continua: «L’altarino in fondo, non stava su una proprietà privata ma su una strada pubblica, era allestito su un palo, come d’altronde da noi si usa. Va detto anche che mio figlio è morto in quella casa anche se dopo 28 mesi sta ancora tutto in alto mare. Penso che persone che hanno un briciolo di umanità non farebbero una cosa del genere. Non farebbero un atto assimilabile ad uno sfregio ad una persona morta. Lo sfregio a Marco, a mio figlio – dice Marina con la voce strozzata dal pianto – è una cosa che inorridisce, non solo me e mio marito ma anche tutta la famiglia. Certo è singolare se fosse davvero stato fatto da chi dice che quel ragazzo lo amava, che era come un figlio per loro. Non trovo parole. Sono raggelata

Drammatico lo sfogo di Marina quando afferma che comunque lei non mollerò mai. «Continuerò a lottare per mio figlio che prima o poi avrà giustizia. Pagherà chi dovrà pagare per la sua morte, per quello che hanno fatto a noi e per quello che continuano a fare fuori dalla moralità».
Anche Alessandro Carlini, cugino di Marco, commenta il fatto su un post nel gruppo ‘’Giustizia e verità per Marco vannini’’: «Strappare i fiori e la foto di Marco per poi gettarli non vi basterà per cancellare quello che avete fatto, ma soprattutto non servirà a fermare la nostra determinazione! Nuova foto e nuovi fiori ancora più belli di prima. Noi non molleremo mai!» (seapress)

Redazione
Redazione
La nostra linea editoriale è fatta di format innovativi con contenuti che spaziano dalla politica allo sport, dalla medicina allo spettacolo.

Articoli correlati

Ultimi articoli