giovedì, Marzo 28, 2024

Ecco la lista dei dossier economici per il prossimo governo

Dalla spada di Damocle dell’aumento dell’Iva alla possibile manovra bis, dalla vendita di Alitalia​ alle principali vertenze sul tavolo del Mise (Alcoa​, Ilva​, Embraco​), fino alla partita delle nomine in scadenza. In attesa che si risolva l’enigma della formazione del nuovo governo, si allunga di giorno in giorno l’elenco dei dossier economici aperti che il futuro esecutivo si troverà a gestire. Sul fronte dei conti pubblici la prima ’patata bollente’ che il nuovo governo potrebbe trovarsi tra le mani è la correzione chiesta dall’Europa per far sì che il deficit strutturale, calcolato al netto degli effetti ciclici e delle una tantum, si riduca nel 2018 di 0,3 punti percentuali di Pil. Secondo Bruxelles, infatti, le misure annunciate dal governo in autunno valgono solo lo 0,1% del prodotto. L’eventuale manovrina potrebbe arrivare a toccare i cinque miliardi.
Nelle previsioni di primavera appena pubblicate la Ue ricorda che l’Italia è nel gruppo di Paesi della zona euro che, a causa dell’elevato livello di debito e di deficit strutturali considerevoli, hanno "necessità di aggiustamenti" dei conti pubblici nel 2018. La Commissione europea stima per quest’anno e per il prossimo un deficit all’1,7% del Pil. L’Italia dovrebbe garantire quindi nel 2018 un taglio di deficit strutturale di almeno lo 0,3% invece del classico 0,6% del Pil. Ma, secondo il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, per ora "gli sforzi strutturali" risultano "pari a zero". Dal rapporto Ue risulta che il deficit strutturale rimarrà sostanzialmente "invariato" mentre il Governo ha stimato una riduzione di un decimo di punto percentuale nel 2018, a partire da un saldo 2017 migliore delle stime precedenti. Il Tesoro si dice convinto che quest’anno i conti saranno in linea con le regole europee ma a Bruxelles potrebbe non bastare.
Il verdetto sui conti pubblici italiani arriverà il 23 maggio con le raccomandazioni ai Paesi di Eurolandia. Se la Ue dovesse ritenere necessario uno sforzo dello 0,3% sul fronte del deficit/Pil, l’Italia dovrebbe mettere in campo una manovrina da circa 5 miliardi. La Commissione europea ha già fatto capire che non intende interferire nella dinamica politica italiana e presumibilmente aspetterà la formazione di un nuovo governo per formulare qualsiasi richiesta. La manovra bis potrebbe quindi essere incorporata nella legge di bilancio autunnale anche se resta l’incognita del ritorno a breve alle urne e dell’esercizio provvisorio.
Altra spada di Damocle, le clausole di salvaguardia, ovvero i circa 12,5 miliardi necessari a evitare il nuovo aumento di Iva e accise nel 2019 (mentre per il 2020 ne occorrono oltre 19). Il governo ha trasmesso a Bruxelles un Def ’tecnico’ con l’aggiornamento del solo quadro tendenziale a legislazione vigente. Nessun impegno programmatico dunque. Spetterà al nuovo esecutivo aggiornare il quadro macro-economico programmatico e trovare le coperture necessarie per disinnescare le clausole. In assenza di interventi, l’aliquota Iva ridotta del 10% salirà nel 2019 all’11,5% e nel 2020 al 13%, mentre quella ordinaria del 22% passerà al 24,2% dal 2019, al 24,9% dal 2020 e al 25% dal 2021.

Redazione
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