lunedì, Maggio 6, 2024

Telefono azzurro spiega l’orrore della pedofilia

L’orrore chiude troppo spesso la gola. Nel 2017, ogni 72 ore circa si è verificato un caso di abuso sessuale su minore, in 4 casi su 10 la vittima ha meno di 10 anni, con una prevalenza di bambine (71,7%). Il 70,4% degli abusi si verifica offline, la maggior parte rientra nella categoria dei toccamenti (21,7%), seguito da penetrazione vaginale (8,6%) e dalla costrizione ad assistere ad atti sessuali (4,4%). Questo è il drammatico quadro è emerso oggi nel corso del convegno “Abuso sessuale e pedofilia: conoscere il fenomeno per rompere il silenzio”, organizzato da SOS Il Telefono Azzurro Onlus in occasione della Giornata Nazionale contro la Pedofilia e Pedopornografia.
I dati del 2017 relativi alla linea 114 Emergenza Infanzia dell’Associazione, mostrano un quadro sostanzialmente stabile rispetto al 2016 e al 2015, ma si tratta di un fenomeno fortemente sottostimato, del quale è difficile fornire una fotografia strettamente realistica. Basta pensare che una vittima su 3 resta in silenzio per paura, per vergogna o senso di colpa e molti denunciano troppo tempo dopo, anche a venti o trent’anni dall’accaduto.
A volte l’abuso si verifica all’interno di contesti come quello scolastico, sportivo o religioso, o, addirittura presso ONG e associazioni. Questo rende l’episodio ancora più doloroso e difficile da denunciare, perché avvenuto per mano di qualcuno che dovrebbe essere una figura di riferimento.
Una spirale di silenzio che l’Associazione è determinata a spezzare, lanciando una vera e propria call to action rivolta a tutta la società, promuovendo attività multidisciplinare e multilivello, a partire dalla garanzia di standard minimi di formazione per chi opera nel settore dell’educazione, dell’infanzia e dell’adolescenza. SOS Il Telefono Azzurro ha, inoltre, approvato un rigido protocollo che vincola chiunque sia all’interno dell’Associazione – dagli operatori ad ogni livello, fino ai volontari – a rispettare una policy di comportamento volta a tutelare e salvaguardare i minori da ogni forma di abuso ed offrire servizi quanto più efficaci ed efficienti possibile.
Tra le attività della call to action, anche il coinvolgimento di influencers del web, invitati a diffondere sui loro canali social video virali per la campagna #stopagliabusi. È infatti, proprio dalla Rete che sembra arrivare una minaccia crescente in tema di abuso e pedopornografia.
Chat, siti web e social network offrono ai predatori la possibilità di celarsi dietro l’anonimato o una falsa identità, a danno di bambini e adolescenti, dando origine a nuove forme di abuso: sexting, invio di contenuti sessualmente espliciti attraverso e-mail o chat; sextortion, diffuso soprattutto tra gli adolescenti, consiste nel forzare qualcuno ad inviare video o immagini sessualmente espliciti; grooming, o adescamento online tramite chat, app e siti web; e live distant child abuse, cioè la condivisione in live-streaming di video pedopornografici

Redazione
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