giovedì, Maggio 2, 2024

Di Maio alla Confcommercio: “L’Iva non aumenterà, le clausole di salvaguardia saranno disinnescate”

“Avete la mia parola qui all’assemblea di Confcommercio che l’Iva non aumenterà e le clausole di salvaguardia saranno disinnescate”. Lo ha affermato il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, rispondendo al presidente Carlo Sangalli. “Per tutta la generazione di lavoratori fuori dalla contrattazione nazionale va garantito almeno un salario minimo”, ha aggiunto Di Maio. “Sull’Iva non si tratta e non si baratta”, aveva affermato Sangalli rivolgendosi ai ministri presenti all’assemblea. “Le chiamano clausole di salvaguardia, ma la vera salvaguardia per imprese e cittadini è difendere i loro redditi, il potere d’acquisto, la competitività diffusa delle imprese”. Per il numero uno di Confcommercio, gli aumenti dell’Iva previsti, pari nel 2019 a circa 200 euro per ogni italiano, sarebbero “una beffa, oltre che la fine certa delle già modeste prospettive di ripresa”. Il contratto di governo per il cambiamento “dovrà ora misurarsi con il banco di prova della tenuta dei conti pubblici, dopo una campagna elettorale all’insegna di ‘meno tasse per tutti’”.
Secondo Sangalli “l’Iva sembra essere diventata una specie di passepartout” per finanziare “ogni esigenza, ogni progetto, ogni nuovo strumento”, ma questo evidenzia “un grave e diffuso pregiudizio nei confronti della domanda interna”. “La battaglia contro gli aumenti dell’Iva è una battaglia di Confcommercio a favore di tutto il Paese”, ha aggiunto.
Ed a proposito di commercio e vendite, c’è da registrare nel mese di aprile un calo nelle transazioni al dettaglio che scendono dello 0,7% in valore e dello 0,9% in volume rispetto a marzo. Lo rileva l’Istat, spiegando che su base annua il ribasso diventa del 4,6% in valore e del 5,4% in volume. Sulla caduta pesa la negativa performance dei beni alimentari (-1,9% congiunturale e -7,3% tendenziale, in valore). E’ boom dell’e-commerce, che ad aprile registra un’impennata del 16,2%.
Le flessioni, sia su base mensile sia annua, sono le più marcate dal dicembre 2013. Questa dinamica “risente in misura rilevante della diversa collocazione delle vendite di prodotti alimentari legate alla Pasqua”, spiega l’Istat. Tali vendite quest’anno si sono infatti concentrate a marzo, mentre nel 2017 hanno avuto luogo ad aprile. Ciò ha influenzato negativamente soprattutto la dinamica della grande distribuzione (-6,1% in termini tendenziali), “con gli ipermercati (-9,1%) e i supermercati (-8,3%) che registrano i cali maggiori”.
In generale le vendite di beni alimentari diminuiscono del 7,3% in valore e dell’8,7% in volume. Anche le vendite di beni non alimentari registrano un calo (-2,3% in valore e -2,4% in volume) confermando la continua flessione registrata da inizio anno. Per quanto riguarda le vendite di beni non alimentari, le flessioni maggiori su base annua riguardano i gruppi: cartoleria, libri, giornali e riviste (-6,2%); giochi, giocattoli, articoli sportivi e campeggio (-4,7%); generi casalinghi durevoli e non durevoli (-4,4%). Sempre su base annua, il valore delle vendite al dettaglio registra una variazione negativa sia per la grande distribuzione (-6,1%) sia per le imprese operanti su piccole superfici (-3,9%).
Frenata dei ritmi produttivi nei prossimi mesi – Secondo l’Istat “prosegue la flessione dell’indicatore anticipatore suggerendo, per i prossimi mesi, una fase di rallentamento dei ritmi produttivi”. Nel primo trimestre 2018, si ricorda, il Pil italiano ha segnato “una leggera decelerazione, caratterizzata dal contributo negativo alla crescita della domanda estera e degli investimenti. Il settore manifatturiero manifesta segnali di rallentamento mentre quello dei servizi rimane più dinamico”.

Redazione
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