mercoledì, Maggio 1, 2024

Reati ambientali, ancora un anno record: fatturato oltre i 14 miliardi e crimini che crescono del 139,5 per cento

È un anno record il 2017 per gli arresti per crimini contro l’ambiente e per le inchieste sui traffici illegali di rifiuti. Una nuova conferma che la legge 68 che tre anni fa ha introdotto gli ecoreati nel Codice penale è una buona legge che sta funzionando. È quanto emerge dal Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente presentato alla Camera. Danni gravi e ricchi affari. Il fatturato dei 331 clan dell’Ecomafia sale, infatti, in un anno del 9,4% arrivando a 14,1 miliardi di euro.
Nel 2017 sono state le 538 ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali con un incremento del 139,5% rispetto al 2016. Di questi 158 sono per i delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, previsti dalla legge sui ecoreati, con ben 614 procedimenti penali avviati, contro i 265 dell’anno precedente. Ma abbiamo anche 76 inchieste per traffico organizzato (erano 32 nel 2016), 177 arresti, 992 trafficanti denunciati e 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati (otto volte di più rispetto alle 556mila tonnellate del 2016). Un vero e proprio boom. E infatti il settore dei rifiuti è quello dove si concentra la percentuale più alta di illeciti, che sfiora il 24%. Nel 2017 gli illeciti ambientali sono stati 30.692 (+18,6% per cento rispetto all’anno precedente): 84 al giorno, 3,5 ogni ora. Crescono anche le persone denunciata (39.211, +36%) e i sequestri (11.027, +51,5%). Il 44% del totale delle infrazioni è stato verbalizzato nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso. La Campania è la regione in cui si registra il maggior numero di illeciti ambientali (4.382 che rappresentano il 14,6% del totale), seguita dalla Sicilia (3.178), dalla Puglia (3.119), dalla Calabria (2.809) e dal Lazio (2.684). La legge 68 è stata applicata dalle forze dell’ordine 484 volte, portando alla denuncia di 31 persone giuridiche e 913 persone fisiche, arrestandone 25, chiudendo il cerchio con 106 sequestri per un valore complessivo di oltre 11,5 milioni di euro. Cambiano le regioni. La Sardegna registra il numero più alto di contestazioni, 77, seguita dalla Sicilia, (48), dal Lazio (47), dall’Umbria (47), dalla Calabria (44) e dalla Puglia (41).
Secondo i dati del Ministero della Giustizia i procedimenti totali avviati dalle procure sono stati 614, contro i 265 dell’anno precedente. La fattispecie più applicata è stata l’inquinamento ambientale con 361 casi, poi l’omessa bonifica (81), i delitti colposi contro l’ambiente (64), il disastro ambientale (55), l’impedimento al controllo (29) e il traffico di materiale ad alta radioattività (7). L’incremento delle inchieste contro i trafficanti di rifiuti e la recrudescenza di incendi degli impianti di gestione e trattamento di tutta Italia, conferma come il settore dei rifiuti sia sempre più il centro delle strategie ecocriminali. Nel settore si concentra il 24% degli illeciti. Seguono i delitti contro gli animali e la fauna selvatica (22,8%), gli incendi boschivi (21,3%), il ciclo del cemento (12,7%). E crescono anche le tonnellate di rifiuti sequestrate dalle forze dell’ordine nell’ultimo anno e mezzo (1 gennaio 2017 – 31 maggio 2018) nell’ambito di 54 inchieste: più di 4,5 milioni di tonnellate, pari a una fila ininterrotta di 181.287 tir per 2.500 chilometri. Sono state 3.908 le infrazioni scoperte sul fronte “ciclo illegale del cemento”, una media di 10,7 ogni ventiquattro ore, con la denuncia di 4.977 persone. Un dato in leggera flessione rispetto all’anno precedente, ma che testimonia come – dopo anni di recessione significativa – l’edilizia, e quindi anche quella in nero, abbia ricominciato a lavorare. Il 46,2% dei reati si concentra, anche per questo settore, nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, ossia Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Secondo le stime del Cresme, nel 2017 in Italia sarebbero state costruite circa 17mila, mentre rimane ancora molto da fare pure sul fronte delle demolizioni, dove solo pochi e impavidi sindaci hanno il coraggio di far muovere le ruspe, rischiando in prima persona. Più di 6mila le persone denunciate per reati contro la biodiversità, quasi 17 al giorno, e 7mila le infrazioni (19 al giorno +18% rispetto al 2016).Un’aggressione sulla pelle di lupi, aquile, pettirossi, tonni rossi, pesci spada e non solo. Anche qui le regioni a tradizionale presenza mafiosa totalizzano il 43% dei reati. In testa la Sicilia (1.177 reati pari al 16,8%), seguita dalla Puglia (946 reati), dal Lazio (727) e dalla Liguria per la prima volta in quarta posizione (569), prima della Calabria (496) e della Campania (430). Ed infine è ancora allarme sugli shopper fuori legge, che inquinano ambiente e mercato, con sacche di illegalità diffuse in tutto il paese: sono ben 60 su 100 le buste in circolazione assolutamente fuori norma. Le sanzioni pecuniarie comminate ammontano a 5 milioni di euro.
“I numeri di questa nuova edizione del rapporto Ecomafia – dichiara il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – dimostrano i passi da gigante fatti grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codice penale, ma servono anche altri interventi, urgenti, per dare risposte concrete ai problemi del paese. La lotta agli eco criminali deve essere una delle priorità inderogabili del governo, del parlamento e di ogni istituzione pubblica, così come delle organizzazioni sociali, economiche e politiche, dove ognuno deve fare la sua parte, responsabilmente".

Redazione
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