giovedì, Marzo 28, 2024

L’appello monito della Aquarius sul diritto internazionale all’accesso ai porti

In risposta alla crisi umanitaria in corso nel Mediterraneo Centrale, venerdì la nave di ricerca e soccorso Aquarius, noleggiata da SOS Mediterranee e gestita in collaborazione con Medici Senza Frontiere (MSF), ha tratto in salvo 141 persone. Entrambe le organizzazioni ora chiedono ai governi europei di assegnare un luogo sicuro di sbarco più vicino possibile in conformità con il Diritto Internazionale Marittimo in modo che le persone salvate in mare possano essere sbarcate e l’Aquarius possa continuare a fornire la necessaria assistenza umanitaria.
Venerdì mattina, 10 agosto, l’Aquarius ha salvato 25 persone trovate alla deriva su una piccola barca di legno senza motore a bordo. Si ritiene che siano rimaste in mare per quasi 35 ore. Più tardi, nel corso della stessa giornata, l’Aquarius ha avvistato una seconda barca di legno sovraffollata con 116 persone a bordo, compresi 67 minori non accompagnati. Più del 70% delle persone salvate proviene dalla Somalia e dall’Eritrea. Le condizioni di salute delle persone soccorse sono stabili al momento, ma molti sono estremamente deboli e denutriti. Molti riferiscono di essere stati detenuti in condizioni disumane in Libia.
Durante entrambe le operazioni di salvataggio, l’Aquarius ha informato delle operazioni svolte tutte le autorità competenti tra cui i Centri Nazionali di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) di Italia, Malta e Tunisia oltre al Centro di Coordinamento Congiunto di Soccorso (JRCC) libico, il quale ha confermato di essere l’autorità che coordina i salvataggi.
Il Centro di Coordinamento Congiunto di Soccorso libico ha informato l’Aquarius che non avrebbe assegnato un luogo sicuro di sbarco e ha ordinato alla nave di richiederlo a un altro Centro di Coordinamento. Così l’Aquarius si sta ora dirigendo verso nord per richiedere il luogo di sbarco più vicino a un altro Centro di Coordinamento.
“In questo momento stiamo seguendo le istruzioni del Coordinamento Congiunto di Soccorso libico e contatteremo gli altri Centri di Coordinamento per un posto sicuro dove sbarcare le persone soccorse che abbiamo a bordo”, ha dichiarato Nick Romaniuk, coordinatore per la ricerca e il soccorso di SOS MEDITERRANEE “Ciò che è di massima importanza è che i sopravvissuti siano portati senza ritardi in un luogo sicuro dove si possa rispondere ai loro bisogni di base e dove possano essere protetti dagli abusi”.
“I governi europei hanno fatto tutto il possibile per sostenere il Centro di Coordinamento dei Soccorsi libico Centro di Coordinamento Congiunto di Soccorso libico, tuttavia gli eventi di venerdì mostrano che non hanno assolutamente la capacità di coordinare un salvataggio”, ha dichiarato Aloys Vimard, coordinatore di MSF a bordo di Aquarius. “Un soccorso non è completo fino a quando non avviene lo sbarco in un luogo sicuro.
Il Centro di Coordinamento dei Soccorsi Libico ci ha chiaramente detto che non ce lo avrebbe assegnato. Inoltre non ha informato l’Aquarius delle imbarcazioni in pericolo di cui era a conoscenza, nonostante noi fossimo nelle vicinanze e avessimo offerto la nostra assistenza. Siamo stati fortunati ad aver avvistato noi stessi queste barche in pericolo”.
Negli ultimi inquietanti sviluppi, le persone salvate a bordo hanno dichiarato ai nostri team di aver incrociato cinque diverse navi che non hanno offerto loro alcuna assistenza, prima di essere soccorse dall’Aquarius.
“Sembra che sia a rischio il principio stesso di fornire assistenza alle persone in pericolo in mare. Le navi potrebbero non essere disposte a rispondere a coloro che sono in difficoltà a causa dell’alto rischio di rimanere bloccate e di vedersi negare un luogo sicuro di sbarco. Le politiche che mirano a impedire a tutti i costi alle persone di raggiungere l’Europa si traducono in maggiori sofferenze e anche in viaggi più rischiosi per persone che sono già molto vulnerabili”, ha affermato Vimard.
MSF e SOS Mediterranee rimangono estremamente preoccupati per le politiche europee che ostacolano l’assistenza umanitaria e che hanno provocato un numero vertiginoso di morti in mare negli ultimi mesi. Aquarius è ora una delle uniche due navi di ricerca e soccorso umanitarie rimaste nel Mediterraneo Centrale. La criminalizzazione e il blocco nei confronti delle organizzazioni umanitarie riflettono il problema più grande di un sistema di asilo europeo a pezzi e il fallimento degli stati membri dell’UE nel ricollocare i richiedenti asilo che arrivano in Europa.
SOS Mediterranee e MSF chiedono nuovamente a tutti i governi europei e alle loro autorità competenti per il soccorso marittimo di riconoscere la gravità della crisi umanitaria nel Mediterraneo e garantire un rapido accesso al luogo di sbarco sicuro più vicino e di facilitare, piuttosto che impedire, l’assistenza umanitaria salvavita nel Mediterraneo centrale.

Redazione
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