martedì, Maggio 7, 2024

Pensioni, per la Uil la quota "100" mette in difficoltà i lavoratori in difficoltà

Con l’introduzione di ’quota 100’ per andare in pensione, i lavoratori in condizioni di grave difficoltà vedrebbero peggiorata la propria situazione, con un ritardo di uscita dal mondo del lavoro che può arrivare fino a 4 anni, nel caso di disoccupati e di lavoratrici madri che dovranno attendere la pensione di vecchiaia a 67 anni. Lo sottolinea uno studio realizzato dal Servizio politiche previdenziali del segretario confederale Uil, Domenico Proietti. Ritardo, poi, che sarebbe ulteriormente aggravato dall’introduzione di requisiti elevati come l’età minima necessaria a 64 anni o un’anzianità contributiva che non tiene pienamente conto di tutti i contributi maturati dai lavoratori, con un’inaccettabile penalizzazione per le donne e per le aree più deboli del Paese. "Con gli attuali criteri per accedere all’Ape sociale – spiega Proietti – chi si trova in stato di disoccupazione, chi assiste un familiare disabile e i lavoratori con gravi disabilità possono, dallo scorso anno, accedere a questa misura con ’quota 93’, quindi con un notevole anticipo rispetto a un’ipotetica ’quota 100’, mentre chi svolge mansioni gravose può accedere all’Ape sociale con ’quota 99’, già a partire dall’età di 63 anni".

Redazione
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