venerdì, Maggio 3, 2024

Disco verde della Cei alle chiusure domenicali del negozi proposte dal M5S

“Buone domeniche”: ha un sapore positivo l’apertura che il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, Avvenire, dedica alla proposta del vicepremier pentastellato Luigi Di Maio per una legge “sul ritorno delle chiusure festive”. Il giornale dei vescovi (che non esce il lunedì) ricorda sin dalla prima pagina che per la Cei “si difende la socialità” e riporta l’analisi di monsignor Fabiano Longoni, direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza episcopale italiana: “La nostra non è una battaglia ideologica e tantomeno politica. Da almeno 30 anni la Chiesa avverte come l’erosione degli spazi e più ancora dei tempi di libertà e gratuità delle persone – imposta da una certa evoluzione dell’attività economica e commerciale – vada a danno delle stesse persone e del tessuto sociale. La domenica e le festività sono presidi della nostra umanità che dobbiamo difendere”. Per l’esponente Cei, “la questione non riguarda solo la partecipazione alla Messa o i cristiani – prosegue Longoni – ma tutti gli uomini, le famiglie in particolare e la dimensione comunitaria. La domenica e le feste sono il tempo privilegiato per l’incontro tra genitori e figli, per coltivare le amicizie, per impegnarsi nella propria comunità”. Negozi sempre chiusi domeniche e festivi, dunque? “No, non è questo che sosteniamo. Si può ragionare di turnazioni di aperture, di deroghe, di zone particolari come quelle turistiche… massimalista è stata la liberalizzazione del 2011, che ci ha portati ad aperture di servizi non essenziali per 52 domeniche, N a Natale, Pasqua e Primo maggio con forti disagi per i lavoratori e senza significativi aumenti dell’occupazione. Una perdita per tutti”.
Avvenire ricorda che “da sempre la Chiesa cattolica italiana è impegnata a salvaguardare la domenica come un giorno realmente di festa, libero dal lavoro non necessario, comune a tutti i cittadini. Tanto da aver dedicato al tema il Congresso eucaristico nazionale a Bari nel 2005 (½Senza la domenica non possiamo vivere») e aver aderito nel 2010, assieme ad altre istituzioni, associazioni e sindacati, alla European sunday alliance promotrice della campagna “Free sunday” che si ripromette appunto di difendere la domenica libera da impegni di lavoro. Nel 2014, poi, si svolse a Bruxelles una conferenza promossa dal Comece, la Commissione degli episcopati dei Paesi Ue sul tema ‘Domenica di riposo e lavoro dignitoso in Unione Europea’. In anni più recenti, dopo la liberalizzazione totale degli orari commerciali decisa con il decreto ½Salva Italia» dal governo Monti nel 2011, la Conferenza episcopale italiana ha lanciato nel 2012 una raccolta di firme, assieme all’organizzazione dei commercianti Confersercenti, per una legge di iniziativa popolare. La campagna registrò oltre 150mila consensi, il triplo di quanto necessario per la presentazione della proposta di legge che fu poi depositata alla Camera nel 2013″.
Il quotidiano della Cei ospita un commento del segretario generale della Cisl Annamaria Furlan: “E’ importante e positivo che finalmente il Governo, ed alcune forze politiche, abbiano compreso il senso della battaglia del sindacato, e della Cisl in particolare, contro la “deregulation” nelle aperture dei negozi e dei centri commerciali la domenica o nelle giornate di festa. Si può trovare una soluzione alternativa e condivisa da tutti (una di queste può essere la turnazione proposta dal Governo) alla liberalizzazione selvaggia che non ha sortito l’effetto sperato, né sugli incrementi di fatturato delle imprese, né sull’aumento dei posti di lavoro. La strada migliore per noi è quella di riaffidare questa competenza alla contrattazione territoriale tra comuni, aziende e sindacati in modo da garantire la giusta flessibilità negli orari, turnazioni regolari, una maggiore retribuzione per i lavoratori e, soprattutto, la volontarietà della prestazione domenicale e festiva, distinguendo anche tra zone turistiche e luoghi fuori dal contesto urbano. Ecco perché sarebbe importante che il Ministro Di Maio avviasse subito un tavolo di confronto con i sindacati di categoria maggiormente rappresentativi per valutare una soluzione condivisa, in raccordo con le amministrazioni locali”.

Redazione
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