"Io il primo di gennaio mi fermo". Ad annunciare il suo addio alla musica è Al Bano che a ’Mattino Cinque’ ha detto: "Dopo quelle due mazzate che mi sono capitate (un infarto e un’ischemia, ndr) ho capito che dovevo ragionare con me stesso e ho ragionato". Il leone di Cellino San Marco sarebbe insomma pronto ad appendere il microfono al chiodo a fine dicembre, anche se poi aggiunge: "Il mio cantare era disumano. Adesso sono diventato umano nel cantare e non mi sta bene. Quando ritroverò quella disumanità nel cantare, positiva ovviamente, allora ritornerò". In ogni caso "sia ben chiaro: non me ne starò con le mani in mano", ha aggiunto subito dopo Al Bano. Proveniente da una famiglia di contadini, si diletta sin da piccolo a suonare la chitarra e a cantare stornelli e canzoncine della sua terra d’origine. Scrive a dodici anni le parole di una canzoncina da lui improvvisata con la chitarra, Addio Sicilia, e a diciassette anni abbandona l’istituto magistrale emigrando a Milano. Lavorando nel ristorante Il dollaro di Milano frequentato da personaggi dello spettacolo, ha l’opportunità di farsi conoscere dal produttore maestro Pino Massara, che lo invita a sottoporsi a un provino alla Celentano-Massara casa di produzione affiliata aperta alla ricerca di nuovi talenti. Al Bano incide il suo primo disco, La strada, cover di un brano di Gene Pitney nel 1965 per la Fantasy, e comincia a esibirsi come spalla negli spettacoli di Adriano Celentano, senza però abbandonare il lavoro. Nell’autunno 1965 partecipa alla manifestazione Ribalta per Sanremo e Pino Massara lo propone a La voce del padrone, che lo fa debuttare al Festival delle rose nel 1966 in coppia con Pino Donaggio, con un brano scritto da Pino Donaggio. Debutta anche in televisione, a Settevoci, gioco musicale condotto da Pippo Baudo, dove riesce a vincere per quattro settimane consecutive la prova dell’applausometro.