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"Dogman" di Matteo Garrone è il film italiano candidato all’Oscar come miglior film straniero

di Alessandro Ceccarelli

’Dogman’ è il film italiano candidato all’Oscar. La Commissione di Selezione istituita dall’Anica lo scorso giugno, su incarico dell’’Academy of Motion Picture Arts and Sciences’, riunita davanti a un notaio e composta da Nicola Borrelli, Marta Donzelli, Gian Luca Farinelli, Antonio Medici, Silvio Soldini, Maria Carolina Terzi, Maria Sole Tognazzi, Stefania Ulivi, Enrico Vanzina, ha designato il film di Matteo Garrone a rappresentare il cinema italiano alla selezione del Premio Oscar per il miglior film in lingua straniera alla 91ma edizione degli Academy Awards. L’annuncio delle nominations è previsto per il 22 gennaio 2019, mentre la cerimonia di consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles domenica 24 febbraio 2019.
Prosegue l’indagine antropologica ed esistenziale del cinema di Matteo Garrone sulle devastanti condizioni di vita dei poveri in Italia. Dopo "L’imbalsamatore" e "Gomorra" il cineasta romano si confronta con l’orrore e l’incubo metafisico dell’atroce delitto del "Canaro". I fatti di cronaca si svolsero nel periferico quartiere della Magliana a Roma nel febbraio del 1988. Nel film di Garrone la vicenda, ampiamente modificata, si svolge nel Villaggio Coppola, frazione di Castel Volturno in provincia di Caserta. Lo squallore e il degrado assoluto ricordano molto le ambientazioni de "L’imbalsamatore" che fece di Garrone uno dei migliori registi italiani. In "Dogman" vittima (un tosatore di cani) e carnefice (un ex puglile") sono i protagonisti in un vero e proprio incubo pasoliniano in cui gli esseri viventi più "umani" sembrano essere i cani. I personaggi che popolano questo girone dantesco sono esseri orribili e violenti "deformati" da una condizione di vita al di sotto dell’umana comprensione. Un lucido e realista capolavoro neorealista, degno erede della lezione cinematografica e letteraria di Pier Paolo Pasolini. Come tutti i suoi film l’aspetto visivo e cromatico è sempre molto curato e attento in una sorta di rappresentazione iperrealista degli eventi e delle ambientazioni. In "Dogman" l’efficace fotografia di Nicolaj Bruel e le scenografie di Dimitri Capuani raccontano e descrivono un modo o meglio un microcosmo dominato dal degrado urbano e della natura violentata dall’abusivismo. Le figure del "canaro" e dell’ex pugile dilettante sopravvivono e si muovono in un mondo "sfigurato" e abbrutito dalla povertà e dalla violenza. Straordinaria la performance di Marcello Fonte, 40 anni, calabrese, nei panni del canaro. La sua espressività e il suo umanesimo hanno colpito anche i giurati del Festival di Cannes dove ha meritatamente vinto il Premio come miglior attore. Efficace anche Edoardo Pesce perfetto e realistico nei panni nel brutale ex pugile che nella prima parte del film gioca il ruolo del carnefice. Matteo Garrone giunto al suo nono lungometraggio si conferma come uno dei più lucidi e creativi registi dell’attuale panorama italiano ed europeo. Le sue storie e il suo sguardo sono sempre originali nel descrivere mondi estremi pervasi da miseria, violenza e umanità.

Redazione
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