sabato, Aprile 20, 2024

Sindacati ancora una volta in piazza

per lo sblocco dei fondi dell’opera

In centinaia in piazza, ancora una volta, per chiedere al governo di realizzare il Terzo valico. A motivare l’ennesima protesta, dopo la manifestazione nazionale di Roma del 9 ottobre scorso, il mancato voto del Consiglio regionale della Liguria, a causa della contrarietà del Movimento 5 Stelle, dell’ordine del giorno a sostegno dello sblocco delle risorse per il Terzo valico. Le risorse del quinto e del sesto lotto dell’opera (di cui è stato completato il 32 per cento e appaltato l’80 per cento) sono state bloccate in seguito alla decisione del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli di sottoporle a una stringente analisi del rapporto tra costi e benefici, affidata al professore Marco Ponti (esperto di economia dei trasporti, è diventato negli anni punto di riferimento per i No Tav e per chi si oppone alla realizzazione delle grandi opere infrastrutturali). Il risultato dell’analisi dovrebbe essere ormai imminente, da questo esito dipenderà poi la decisione del governo di chiudere o meno i cantieri dell’alta velocità ferroviaria. “Non manifestiamo contro nessuno, ma solo per il Terzo valico”, spiega il segretario generale della Fillea Cgil Liguria Fabio Marante, ricordando che nell’incontro del 9 ottobre scorso a Roma “il ministro Toninelli ci ha assicurato che dopo pochi giorni sarebbe arrivato l’esito dell’analisi costi-benefici dell’opera e, di conseguenza, avrebbe deciso il destino dei finanziamenti e quindi dell’opera stessa”. I lavoratori attualmente impegnati per la realizzazione dell’infrastruttura sono 2.398, cui vanno aggiunti altri 5 mila per le varie attività dell’indotto, numeri che andranno a raddoppiare quando l’esecuzione entrerà a pieno regime. “Non è solo il destino dei lavoratori a preoccuparci”, conclude Marante: “Quell’opera va terminata perché è il destino della Liguria, del porto e dell’intero Paese a dipendere dal Terzo valico”. I sindacati chiedono risposte chiare al governo. “Dopo la tragedia del Ponte Morandi, più che mai, il Paese necessita d’infrastrutture in grado di garantire sviluppo economico e coesione sociale”, spiegano Fillea, Filca e Feneal: “È evidente che senza la garanzia dell’avanzamento dell’opera non sia possibile attivare la clausola sociale prevista nei bandi in fase di aggiudicazione”. Nell’incontro con il ministro i sindacati hanno chiesto a Toninelli che nessun posto di lavoro sia messo in discussione. “Siamo francamente basiti dal comportamento del ministro”, aggiungono i sindacati: “Parliamo di risorse importanti, pari a oltre un miliardo, già disponibili, perché l’iter approvativo si era concluso il 27 luglio scorso, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale”. Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil rimarcano che “bloccare questi fondi vuol dire mandare a casa 400 lavoratori, per i quali è già stata avviata la procedura di licenziamento, per ora congelata grazie a un accordo-ponte con Ferrovie dello Stato, e rinunciare a un’opera di fondamentale importanza, non solo per il territorio interessato, ma per tutto il Paese”. Ecco allora l’urgenza della mobilitazione, per esprimere “tutto il nostro disappunto per una decisione molto grave e dalle conseguenze economico-sociali pesantissime”.

Redazione
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