Alla lettura della sentenza, arrivata dopo nemmeno un’ora di camera di consiglio, la Raggi è scoppiata in lacrime, ha abbracciato i tre legali, baciato il marito e stretto le mani al Pm Dall’Olio – che ha annunciato ricorso in appello – e al giudice Ranazzi. “Questa sentenza spazza via due anni di fango. Andiamo avanti a testa alta per Roma, la mia amata città e per i nostri cittadini”. Quello dell’allora suo braccio destro non era “un ruolo compilativo o di chi meramente eseguiva in modo pedissequo quanto deciso dalla sindaca”. Quello di Marra senior – hanno evidenziato il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Francesco Dall’Olio in una requisitoria di circa un’ora – era un ruolo concreto svolto sin dalla fase istruttoria con la predisposizione del bando dell’interpello dell’ottobre 2016.
Per cosa è sotto processo il sindaco di Roma
Accusata di falso per la dichiarazione, inviata all’Anticorruzione capitolina, in cui chiariva che Raffaele Marra non aveva avuto alcun ruolo nella promozione del fratello Renato a capo dell’ufficio Turismo. Ma che, anzi, l’allora capo del personale poi arrestato per corruzione si era limitato a una “pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte”, scrisse Raggi. Parole smentite, secondo la procura, dalle chat: motivo per il quale i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio della sindaca (e di Marra per abuso d’ufficio). La gestione del Campidoglio, la direzione di marcia della politica romana per il 2019, i futuri rapporti tra i due alleati di governo Lega e M5S: tutto dipende da questa sentenza. La frequenza ormai quotidiana delle schermaglie verbali tra Lega e M5s su come andrà guidata l’amministrazione capitolina fa chiaramente capire come la contesa per la Capitale rischi di trasformarsi nell’ennesimo fronte polemico per la maggioranza. Dalle uscite sul presunto immobilismo della giunta sulle buche, alla passeggiata per le vie del quartiere San Lorenzo nei giorni successivi alla morte della sedicenne Desirée Mariottini – drogata e violentata da un gruppo di extracomunitari – fino agli endorsement per Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, Salvini non ha risparmiato critiche al Campidoglio firmato 5 Stelle.