martedì, Aprile 23, 2024

Caso Regeni, la Procura di Roma va al contrattacco e iscrive sul registro degli indagati 5 o 6 poliziotti e 007 egiziani. Dal Cairo solo silenzi

La Procura di Roma, passa al contrattacco nei confronti delle autorità egiziane sul Caso Regeni. Da quanto si apprende sembrerebbe presa la decisione di iscrivere sul registro degli indagati alcuni dei presunti responsabili, anche se indiretti, di quanto accaduto al ricercatore italiano assassinato in quel paese. Si apprende anche che non verrà chiesto il loro arresto, perché non esistono indizi o prove sufficienti, ma si procederà a iscriverli nel registro degli indagati per il sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni. Si tratta di una vera e propria svolta giudiziaria quella impressa dalla procura di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone, all’inchiesta. I provvedimenti giudiziari riguarderanno cinque o sei dei nove sospettati, tra agenti della polizia e dei servizi segreti civili egiziani. Il pm Sergio Colaiocco ne ha dato notizia proprio in territorio egiziano, al Cairo nel corso del decimo inutile vertice con i colleghi egiziani. Ma la svolta nell’inchiesta è solo italiana visto che le autorità giudiziarie del paese arabo non avrebbero alcuna intenzione di seguire questa linea e dunque, tutto si potrebbe fermare dalla parte italiane del Mediterraneo. Il provvedimento della procura di Roma esclude i poliziotti e gli 007 sospettati per il depistaggio, in quanto il reato non ha coinvolto direttamente Regeni.  I nove uomini erano stati identificati nei mesi scorsi dagli uomini di Ros e Sco. L’informativa è stata consegnata alle autorità egiziane nel vertice del dicembre 2017. Peccato però che gli egiziani non abbiano fatto passi in avanti. Anzi, ieri hanno ribadito la presenza di ‘buchi’ nelle immagini delle videocamere della metropolitana registrate la sera della scomparsa di Giulio, il 25 gennaio 2016. La giustificazione è che i buchi sono dovuti ad una sovrascrittura. Resta il fatto che dall’analisi dei video non è stato possibile individuare alcuna immagine di Regeni. I filmati analizzati rappresentano il 5 per cento del totale ripreso il 25 gennaio 2016 dalle telecamere posizionate all’interno della metropolitana del Cairo (il restante 95 per cento non è risultato utilizzabile). Il lavoro ha riguardato i video di tutta la linea 2 della metro e non soltanto quelli presenti nelle stazioni El Bohoth e Dokki nell’orario compreso tra le 19 e le 21.  L’unico progresso degli inquirenti del Cairo ha il sapore della beffa, visto che i soli ad essere processati saranno infatti due uomini accusati di omicidio per la vicenda del 24 marzo 2016: cinque criminali comuni vennero uccisi in una sparatoria con ufficiali della National Security egiziana, alla periferia del Cairo. I documenti di Giulio furono trovati quello stesso giorno in casa della sorella del capo della presunta banda e si disse che i cinque erano legati alla morte del giovane. Ma fu subito chiaro che in realtà si trattava dell’ennesimo depistaggio.

Redazione
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