giovedì, Aprile 25, 2024

Cultura, saggio inedito di Pier Paolo Pasolini sul poeta spagnolo Rafael Alberti

Pier Paolo Pasolini era letteralmente abbagliato da Rafael Alberti, il poeta spagnolo esule in Italia, tanto da definire se stesso al suo confronto soltanto “un poeta apprendista”. A far conoscere la profonda ammirazione da lui nutrita è Francesca Coppola, ventinovenne napoletana, dottoranda di ricerca in letteratura spagnola all’Università di Salerno, che ha trovato un dattiloscritto autografo inedito di Pasolini, con correzioni a mano, fra le sue carte custodite all’Archivio Contemporaneo ‘A. Bonsanti’ del Gabinetto Scientifico letterario G. P. Vieusseux di Firenze. Il testo di Pasolini è dedicato alla celebre silloge ‘Sobre los ángeles’ di Alberti, tradotta in Italia da Vittorio Bodini per la collana Bianca di Einaudi con il titolo ‘Degli Angeli’ nel 1966. La scoperta ha una caratteristica singolare: Coppola, impegnata nella tesi dottorale su Alberti, è riuscita a trovare quello che il poeta spagnolo aveva confessato di cercare invano e avrebbe voluto conservare. È chiaro il perché: “Lo guardo come un negro, che non ha mai visto un bianco, guarda un bianco” dice Pasolini abbinando stupore ed elogio. Come rileva Coppola: per lui “la lirica dell’autore spagnolo è insieme sorpresa e rivelazione”. L’inedito pasoliniano è stato pubblicato nelle pagine del saggio ‘Su Rafael Alberti: un dattiloscritto autografo (e inedito) di Pier Paolo Pasolini’, sulla pubblicazione scientifica ‘SigMa: rivista di letterature comparate, teatro e arti dello spettacolo’ dell’Associazione Sigismondo Malatesta, edita da Federico II University Press e diretta dalla docente di letteratura spagnola Flavia Gherardi. Nel suo saggio, Coppola ricostruisce le fasi dell’interesse di Pasolini per la poesia spagnola e offre uno studio con edizione critica del testo: inedito nato come intervento da tenere in pubblico e oggi divulgato con l’autorizzazione dell’erede e cugina Graziella Chiarcossi. L’intellettuale lo lesse senza consegnarlo a nessuno in occasione della presentazione di ‘Degli Angeli’ avvenuta il 30 maggio del 1966 in via Veneto 56 a Roma, nei sotterranei della Libreria Einaudi, chiusa da tempo. Oltre a lui e all’autore, erano presenti Bodini, l’ispanista Ignazio Delogu e il poeta Gianni Toti. Pasolini, sorpreso dallo straordinario livello del poeta spagnolo, a sua volta sorprende con l’inedito: parlando di Rafael Alberti tende a far rimpicciolire il proprio valore intellettuale. Come osservato da Francesca Coppola, “non legge la poesia in quanto poeta ma – è egli stesso a scriverlo nell’autografo dedicato a ‘Degli Angeli’ – lo fa come un filologo, come un linguista”. Pertanto, continua Coppola, “la sua analisi è quella di uno specialista all’opera che sente il suo mestiere ingenuamente e al tempo stesso come un dovere”: “alla spontaneità della vocazione si accompagna la ricerca obbligata, percepita quale vincolo a cui tener fede”. Davanti alla qualità del poeta spagnolo, Pasolini riconosce: “Credo che non ci sia razza di poeta più diversa da me di quella di Rafael Alberti”. Proprio per questo vuole far tesoro del suo talento: “Tutto quello che so della poesia, non vale infatti per conoscere Alberti. Tutto quello che so l’esaurisco per fare poesia io stesso, e per farne esperienza nel leggere, da critico, gli altri poeti che un po’ mi somigliano. Ma la più bella cosa del mondo è continuare ad apprendere. Chi di noi non desidererebbe essere sempre apprendista, ragazzo di bottega? È così che mi sento leggendo Alberti. Come un ragazzo che entra a imparare il lavoro a una bottega, e vede il maestro intento all’opera: un’alta montagna di cristallo”.
Redazione
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