lunedì, Aprile 29, 2024

 Scorta tolta al giornalista Ruotolo, parla Caselli: “Spero non si sia deciso sulla base di criteri puramente burocratici” 

Il magistrato Gian Carlo Caselli è intervenuto ai microfoni de “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. Riguardo la decisione di togliere la scorta al giornalista Sandro Ruotolo. “Ieri ero a Trieste, alla terza giornata di un lungo incontro di tanti giovani di Libera sui problemi delle mafie e della corruzione –ha affermato Caselli-. Viene data la notizia di questa revoca della scorta a Sandro Ruotolo e scatta un lungo, fortissimo, applauso. I ragazzi non hanno capito, sanno chi è stato Ruotolo e questo applauso oltre che affetto e vicinanza significava anche incredulità. Spero non si sia deciso sulla base di criteri puramente burocratici perché sarebbe sbagliato. Ruotolo ha dato fastidio per il coraggio con cui ha affrontato i problemi della mafia e per questo è finito nel mirino. A Napoli si spara ancora, questa gentaglia dei Casalesi del clan Zagaria continua ad avere degli alleati, delle presenze, anche se non più evidentissime come un tempo, c’è ancora. L’elenco dei giornalisti uccisi dalla mafia è lunghissimo, e lo dico per scaramanzia. Non vorrei che ancora una volta succedesse un fatto strano, cioè che qualche volta nel nostro Paese chi agisce con rigore, coraggio è visto un po’ come un marziano. E chi ha la schiena dritta diventa un bersaglio. Il fatto è che per molte persone il problema non è il male, ma raccontare questo male. Spero che non siano questi i motivi che hanno portato a togliere la scorta a Ruotolo. C’è una commissione centrale che valuta le segnalazioni delle singole questure e prefetture e dopodichè decide in base a dei suoi criteri e parametri. Ma naturalmente in questa materia c’è tanta discrezionalità. Ovviamente non è che uno si sveglia la mattina e decide di togliere una scorta. Ma a me non sembra il momento di dire che la mafia è sconfitta. Per i mafiosi è troppo quando un giornalista fa inchieste approfondite e quindi i mafiosi, anziché continuare a fare i loro affari vergognosi e schifosi senza che nessuno se ne accorga, incontrano ostacoli perché l’opinione pubblica si fa più avvertita. Loro temono la parola, la critica, consentire alla gente che la mafia non è solo un problema di ordine pubblico, è un problema che inquina la politica, l’economia, pezzi dell’informazione che non sono come Ruotolo. La mafia teme chi si mette di traverso. In un Paese che ha problemi di comunicazione, chi comunica bene e racconta cos’è la mafia è considerato un problema”. Sul tema della sicurezza in Italia. “Da che mondo è mondo per avere più sicurezza si mettono in campo le migliori intelligenze, le migliori risorse. Però rischiamo che la sicurezza diventi un totem per il quale sacrificare tutto e tutti, i diritti, chi è diverso da noi. La sicurezza è diventato un totem dietro il quale portare avanti istanze, suggestioni, programmi, obiettivi che non sono sempre di solidarietà, rispetto per gli altri, diritti di tutti, sono diritti per qualcuno. Non voglio fare sociologismo d’accatto, però il problema della migrazione è difficilissimo da risolvere, ma oggi viene usato come capro espiatorio, visto che ci sono tanti problemi che non si riescono a risolvere il tema dell’immigrazione viene utilizzato come diversivo. Sicurezza sì, ma senza farne qualcosa che ci porta fuori strada rispetto ai problemi che bisognerebbe risolvere. La priorità deve essere la sicurezza dei diritti di tutti”. Sul rapporto politica-magistratura. “La magistratura è un corpo di circa 9mila soggetti, quindi dentro c’è tutto e il contrario di tutto. C’è l’ottimo e il peggio, chi lavora molto e poco, quindi non si può fare un discorso per generalizzare. Io rivendico che la magistratura, Costituzione alla mano, ha saputo difendere i diritti di tutti, sfruttando la sua indipendenza, magari a volte con errori ed eccessi, ma è stato reso un servizio alla cittadinanza mettendo la legge al servizio dell’uomo, soprattutto da quando hanno potuto contare su un Csm funzionante, non un rifugio di correnti che fanno affari di corrente. La magistratura è temuta proprio per questo. Se fossimo all’epoca del fascismo, in cui la maggior parte dei magistrati era pronta a non farsi sgridare, problemi non ce ne sarebbero. Oggi la magistratura è indipendente e a qualcuno non piace. Il problema è che qualcuno più che difendersi nel processo, vorrebbe difendersi dal processo e questo lo abbiamo visto anche con delle leggi ad personam che sono state fatte nel passato”.

Redazione
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