giovedì, Marzo 28, 2024

Brexit, Theresa May bocciata per la terza volta. Corbyn: “Si deve dimettere”

Ci risiamo. Per la terza volta il parlamento britannico ha bocciato il piano May sulla Brexit. La premier britannica ha espresso “profondo rincrescimento per il fatto che ancora una volta la Camera sia stata incapace di sostenere l’uscita dall’unione europea in maniera ordinata”. Questo, ha sottolineato May, comporta “gravi implicazioni”. La premier ha poi aggiunto che continuerà a impegnarsi per una “Brexit ordinata”. Ora che l’accordo è stato bocciato, secondo May bisognerà trovare “una strada alternativa”. “Le implicazioni di questo voto sono gravi”, ha detto la premier ai deputati, ricordando che il Regno Unito deve ora lasciare l’Ue entro il 12 aprile. “Mancano solo 14 giorni e “non c’è abbastanza tempo” per concordare e ratificare un altro accordo, ha proseguito la premier, ricordando che la Camera si è espressa contro un ‘no deal’. “Quindi dobbiamo concordare una strada alternativa”. E bisogna, ha sottolineato, tenere conto che ogni richiesta di estensione all’Ue dovrà essere motivata, accolta da tutti gli altri 27 membri dell’Ue e comporterà la partecipazione alle elezioni europee. Va all’attacco il leader laburista Jeremy Corbyn, che torna a invocare le dimissione della premier: “La Camera è stata chiara, questo accordo deve cambiare – ha sottolineato Corbyn intervenendo in aula -. Se la premier non vuole accettarlo, deve dimettersi ora, non un prossimo futuro e lasciare che il Paese decida del futuro del Paese attraverso elezioni generali”. A favore dell’accordo di divorzio dalla Ue hanno votato 286 deputati, contro 344 che hanno bocciato il piano. Il governo è così stato sconfitto con 58 voti. 34, invece, i conservatori ‘ribelli’ ad aver votato contro. Solo 5 i laburisti che hanno votato a favore. L’analisi del voto evidenzia che la proposta del primo ministro non ha assolutamente fatto breccia nell’opposizione. I 286 voti a favore dell’accordo sono quasi tutti riconducibili al partito conservatore (277). Oltre ai 5 membri del Labour (Sir Kevin Barron, Rosie Cooper, Jim Fitzpatrick, Caroline Flint e John Mann), hanno votato a favore dell’accordo 4 indipendenti (Ian Austin, Frank Field, Sylvia Hermon e Stephen Lloyd). Tra i 344 no spiccano 234 voti laburisti, 34 conservatori, 34 del partito nazionale scozzese, 16 indipendenti, 11 libdem, 10 del partito unionista nordirlandese (Dup), 4 del partito del Galles e 1 verde. La fumata nera ha gelato le speranze delle migliaia di ‘brexiters’, che temono un ulteriore rinvio dell’uscita, radunati da stamane davanti alla sede del Parlamento. Non mancano insulti nei confronti dei giornalisti, apostrofati con i termini ”fake news” e ”traditori”. Ora, secondo quanto riferisce la Bbc, lunedì e mercoledì si terranno alla Camera dei comuni nuovi ‘voti indicativi’ su possibili opzioni per modificare l’intesa. Da Bruxelles, intanto, il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha annunciato via Twitter di convocare un Consiglio Europeo il 10 aprile per parlare di Brexit. E una portavoce della Commissione europea ha spiegato che dopo il voto alla Camera dei Comuni, “una Brexit senza accordo il 12 aprile è ora uno scenario probabile”. L’esecutivo Ue, ha rimarcato la portavoce, “si rammarica per il voto negativo di oggi alla Camera dei Comuni”. “Per quanto riguarda la decisione del Consiglio Europeo sull’articolo 50 del 22 marzo – ha proseguito – il periodo previsto dall’articolo 50 è prorogato fino al 12 aprile. Starà ora al Regno Unito indicare una via per procedere prima di quella data, perché sia considerata dal Consiglio Europeo. L’Ue si prepara per questa eventualità dal dicembre 2017 ed è ora del tutto pronta per uno scenario di no deal alla mezzanotte del 12 aprile”. L’Unione, ha concluso, “rimarrà unita. I benefici dell’accordo di ritiro, incluso il periodo di transizione, non saranno replicati per alcun motivo in uno scenario di no deal. Mini accordi settoriali non sono un’opzione” per l’Ue.
Redazione
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