C’è un concentrato impressionante di coincidenze, intuizioni e fatalità dietro la storia, ormai leggendaria, di Easy Rider, il film d’esordio di Dennis Hopper diventato un cult fin dall’estate del 1969. Prodotto con due soldi da Peter Fonda, figlio d’arte che si ritagliò il ruolo del protagonista “Captain America” Wyatt a fianco del regista (Billy), arrivato nelle sale il 14 luglio di un anno che infiammava Europa e America nel segno della rivolta giovanile, portò nelle sale legioni di giovani grazie al passaparola della controcultura hippy.
Folgorante il successo di una pellicola indipendente e senza attori famosi, quasi senza trama, con un finale senza speranza, riflesso di una generazione che andava forzatamente a combattere in Vietnam e in pochi anni aveva visto cadere John Kennedy, Malcolm X e Martin Luther King. Il film risplende a nuova vita grazie al restauro digitale in 4K che verrà presentato a Cannes sul grande schermo della spiaggia e poi a Bologna al festival del Cinema ritrovato.