“Sono ore molto importanti per il futuro del nostro Paese. Il MoVimento 5 Stelle si affiderà alla volontà del presidente Sergio Mattarella che segnerà la strada da seguire dopo che Matteo Salvini ha aperto un’assurda crisi di governo in pieno agosto. Il MoVimento è unito e compatto intorno al capo politico Luigi Di Maio. Siamo un monolite. E adesso siamo concentrati sulle consultazioni”. Così in una nota Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli, capigruppo M5S di Camera e Senato. C’è chi ‘brinda’ al divorzio con la Lega, chi non vede l’ora di tuffarsi in una nuova avventura politica, con un nuovo partner di governo, e chi invece predica calma, guardando alle urne come ipotesi più plausibile. Nel D-Day che segna la fine della (breve) era gialloverde con le dimissioni del premier Giuseppe Conte, nel gruppo parlamentare M5S – che si è presentato al gran completo a Palazzo Madama per supportare il presidente del Consiglio – albergano sentimenti contrastanti. Sorride in buvette il senatore grillino Matteo Mantero, uno dei più ‘allergici’ alla coabitazione con la Lega di Matteo Salvini. “Se sono contento? Sì, perché l’alleanza con la Lega era innaturale, sia per il programma sia per i valori. La strada più democratica sarebbe quella del ritorno al voto” ma “ogni maggioranza viene fuori dal Parlamento”. Sulla prospettiva di un accordo con il Partito democratico, Mantero aggiunge: “A parole, molti loro temi sono simili ai nostri. Forse con il Pd si può ottenere di più che con la Lega, che su alcune questioni ha visione diametralmente opposta alla nostra”. La deputata Doriana Sarli si dice “sollevata” perché, racconta, “ho sofferto molto il contratto con la Lega e questo si sa”. Pragmatica la riflessione di Francesco Silvestri, vicecapogruppo alla Camera: “In Parlamento ci sono tre grandi forze politiche: se ti accordi con una e le cose non vanno bene, ne resta un’altra…”. Il ‘mattarelliano’ Giorgio Trizzino sparge ottimismo: “Le parole di Renzi mi fanno capire che la direzione sta prendendo una piega veloce, sono fiducioso che tutto andrà nel verso giusto”. Per il senatore abruzzese Gianluca Castaldi “si tornerà al voto”, perché “il Pd non è Zingaretti”. “Il governo col Pd? E’ l’ultimo dei miei pensieri…” taglia corto Paola Taverna. Di Matteo Renzi, il senatore Elio Lannutti non vuole proprio sentire parlare e infatti, mentre l’ex premier interviene in Aula al Senato, lui lascia l’emiciclo per non ascoltarlo. Nel ‘club’ dei contrari all’accordo coi dem spicca il nome di Gianluigi Paragone, che non ha mai nascosto di vedere come il fumo negli occhi la possibile costruzione di una nuova maggioranza targata M5S-Pd.