venerdì, Aprile 26, 2024

Ladispoli, la ‘tassa di soggiorno’ arriva in commissione

Il Comune verso l’approvazione del balzello per chi sceglie la città balneare. Gli operatori del settore contrari all’introduzione

Ladispoli, la ‘tassa di soggiorno’

arriva in commissione

 

Immettere una tassa di soggiorno per chi sceglie Ladispoli come città dove trascorrere le proprie vacanze. A volerla applicare è l’amministrazione comunale che proprio oggi ne discuterà in Commissione. Ma gli operatori del settore non sono convinti della decisione. Guardando sul web, sarebbero oltre 100 le strutture ricettive (tra alberghi, B&B, agriturismi, affittacamere, campeggi e alloggi ad uso turistico) in città. Ma di questi solo circa 50 sarebbero regolarmente registrate. “Ne consegue – spiegano gli operatori del settore – che gran parte dell’offerta turistico/ricettiva locale sia ancora ‘non regolare’ e, come tale, non assoggettabile a tassazione di scopo”. Se è infatti vero che almeno la metà delle strutture turistiche non è regolarmente registrata, è altrettanto vero che se il comune andasse ad approvare la tassa di soggiorno, questa ricadrebbe solo su chi le tasse le paga, andando dunque a “penalizzare le attività regolari” rendendole “meno competitive rispetto all’offerta comprensoriale”. C’è poi un altro aspetto di cui tener conto: a Ladispoli, oltre il mare non insisterebbero luoghi turistici da poter visitare. L’offerta turistica dunque, si limiterebbe alla sola stagione estiva (60 giorni), mentre per il resto dell’anno solo in pochi continuano a lavorare. La maggior parte degli alberghi durante tutto il periodo invernale/autunnale restano infatti chiusi. “Con il divieto di balneazione del litorale locale, la mancanza di un porto, di un museo o di un qualsiasi sito storico-archeologico di rilievo – spiegano -, unito all’assenza completa di una qualsiasi peculiarità artistico culturale”, l’applicazione di una tassa di soggiorno non avrebbe senso. Gli operatori del settore prendono come esempio anche la vicina Cerveteri. Nonostante sia stata dichiarato sito Unesco, nonostante i vari siti archeologici che insistono sul territorio, i vicini di casa, a quanto pare, ad oggi, non hanno pensato di introdurre la tassa di soggiorno. Perché dunque Ladispoli dovrebbe farlo? Tanto che per gli operatori sarebbe più utile, almeno per il momento, “porre in essere azioni per il rilancio turistico del territorio” e solo successivamente valutare la possibilità “di tassare o meno coloro che visitano la nostra città”. Da qui la richiesta degli operatori del settore di convocare un incontro con gli amministratori di palazzo Falcone per “poter rapportare direttamente le ragioni della categoria”.

Redazione
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