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martedì, Ottobre 8, 2024

“Quarto Grado, una gogna mediatica?”

Omicidio Vannini: lettera aperta del commerciante tolfetano sulla partecipazione alla puntata del 18 ottobre

“Quarto Grado, una gogna mediatica?”

Parla il difensore di Vannicola, avv. Antonio Chiocca: “Io e il mio assistito abbiamo deciso di partecipare alla trasmissione per informare l’opinione pubblica che…”

 

di Aberto Sava

 

Il sillogismo è il modello fondamentale della logica artistotelica. Un breve esempio per comprendere meglio il pensiero sulla conseguenzialità di Aristotele: tutti gli uomini sono mortali, Socrate è un uomo quindi Socrate è mortale. Ma questo non vuol dire che se Socrate fischia sia una locomotiva. Dopo questa premessa, apparentemente solo formale, e prima della lettera di Vannicola, presunto testimone le cui dichiarazioni non sono state credute dalla magistratura che ha archiviato il fascicolo, ecco la dichiarazione rilasciata in esclusiva al nostro quotidiano ‘la Voce’ dal legale di Davide Vannicola, avvocato Antonio Chiocca:  “Io e il mio assistito Davide Vannicola abbiamo deciso di partecipare alla trasmissione “Quarto Grado” per informare l’opinione pubblica che il procedimento in cui era indagato il maresciallo Roberto Izzo per i reati di favoreggiamento e falsa testimonianza era stato archiviato. Inoltre era nostra intenzione comunicare alla stampa e alla televisione il rigetto da parte del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Civitavecchia della nostra istanza di accesso agli atti del suddetto fascicolo archiviato. In particolare avevamo deciso di evidenziare uno dei motivi di tale rigetto, infatti il Giudice nel suo provvedimento scriveva testualmente: “rilevato che rientra già nel compito del P.M. integrare i fascicoli connessi con gli atti a favore o contro il Vannicola”. Dunque il mio cliente per difendersi dalla denuncia presentata dal maresciallo Izzo per il reato di calunnia e dalla denuncia per diffamazione di Ciontoli deve sperare che la Pubblica Accusa “integri” tali procedimenti contro il Vannicola con gli atti del predetto fascicolo archiviato. In tutto ciò è evidente che si sta impedendo e limitando il diritto di difesa disciplinato dal combinato degli articoli 24 e 111 della nostra Costituzione”. Ed ora la lettera aperta a firma di Davide Vannicola: “Essere stato ospite della trasmissione televisiva “Quarto Grado” di venerdì 18 ottobre e ritrovarmi, ad un certo punto, a pensare di alzarmi ed andarmene. Dovevo farlo, perché mi aspettavo giornalismo e informazione. Solo a queste condizioni è giusto che io mi esponga in una vicenda tanto grave quanto delicata. Ma a “Quarto Grado” non vi era giornalismo venerdì sera. E’ giusto chiedere: ma che cosa era, un processo a Davide Vannicola? Una gogna mediatica? Non lo so. So però che si voleva far passare un messaggio chiaro ed inaccettabile: “il fascicolo sulle dichiarazioni di Vannicola è stato archiviato, dunque Vannicola è un bugiardo”.  Era scritto da copione? Era programmato?  Soprattutto perché tale inaccettabile messaggio? Credo di aver risposto, quella sera, con la mia onestà e la mia dignità.  Mi avvalgo, ora, delle parole di Giovanni Falcone: “Chi tace e chi piega la testa, muore ogni volta che lo fa, chi parla e cammina a testa alta, muore una volta sola”.  Queste parole siano la risposta alla mia domanda: perché questo intollerabile messaggio?  E’ stato per me difficile riferire della confidenza che mi aveva fatto il maresciallo Roberto Izzo nel 2015, soprattutto per le mie vicende con la Procura di Civitavecchia, che non mi ha mai tutelato come cittadino vittima di soprusi e violenze continue. Con la dichiarazione rilasciata prima alle stampe e successivamente alla Procura di Civitavecchia di quanto mi aveva riferito Izzo, mi sono liberato di un peso che ho avuto sulla coscienza per quattro lunghi anni. Grazie a Giulia mia moglie e ad alcuni amici sono riuscito a raccontare ogni cosa a Giulio Golia della trasmissione “Le Iene”. La speranza che la giustizia potesse fare il suo corso è terminata con la sentenza di secondo grado ed allora mi sono fatto forza ed ho rivelato la confidenza fattami dal maresciallo Izzo nel 2015, ossia che a sparare al povero Marco non era stato Antonio Ciontoli ma suo figlio Federico. Il proposito era poter dare un apporto alla ricerca della verità, ma la giustizia mi ha deluso ancora archiviando il procedimento. Il mio legale Avv. Antonio Chiocca ha richiesto al Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Civitavecchia l’accesso agli atti del predetto procedimento archiviato, al fine di difendermi in altri tre procedimenti connessi, che riguardano: 1) denuncia per calunnia promossa dal maresciallo Izzo, 2) denuncia per diffamazione presentata da Antonio Ciontoli, e 3) denuncia per calunnia tenuta secretata dalla Procura, ma tale richiesta è stata rigettata con parere contrario del Pubblico Ministero, negandomi così il diritto di difesa previsto dalla nostra Costituzione. Durante la trasmissione l’opinionista Dott. Carmelo Abbate mi ha accusato di aver messo in dubbio, con la mia dichiarazione, la testimonianza del maresciallo Izzo teste chiave dell’accusa, ma come può ritenersi attendibile una testimonianza proveniente da una figura così “ambigua” dopo aver constatato il suo modus operandi? Infine la dott.ssa Grazia Longo (moglie del generale dei Carabinieri Antonio de Vita) mi ha incalzato duramente e immotivatamente urlandomi le testuali parole: “ma si rende conto delle cose che dice? E meno male che la giustizia ha fatto il suo corso! E’morto un ragazzo di venti anni! Porti pazienza Lei è ancora vivo e ha due figli, quel ragazzo è morto”, come se fossi io il responsabile di tale atroce delitto. La conseguenza della mia vicenda (testimonianza e celere archiviazione), che aveva tutt’altro scopo, è quella di aver alimentato nei cittadini il senso dell’omertà, considerato il trattamento ricevuto. Dopo tutto ciò se ci sono altre persone a conoscenza di particolari che possano far luce sulla vicenda, queste avranno il coraggio di farsi avanti?  Ringrazio tutti i cittadini che hanno espresso tramite i social solidarietà alla mia persona e indignazione per come è stata svolta la puntata di “Quarto Grado” dello scorso 18 ottobre″ conclude Davide Vannicola. Sullo sfondo di quanto fin qui narrato, si fa sempre meno sfocato il profilo che potrebbe emergere dall’esistenza di nuove intercettazioni, che potrebbero aprire nuovi scenari.

Redazione
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