venerdì, Aprile 19, 2024

Venti di guerra fredda: il presidente Trump sostiene la protesta di Hong Kong. Pechino convoca l’ambasciatore Usa

Pechino convoca l’ambasciatore americano in Cina, Terry Branstad, dopo la firma da parte di Donald Trump della legge a sostegno dei manifestanti di Hong Kong. Ad annunciarlo è stato il ministero degli Esteri cinese. Le Yucheng, viceministro, ha esortato con forza gli Stati Uniti a non mettere in pratica il provvedimento e ha chiesto inoltre a Washington di “smetterla di interferire negli affari di Hong Kong e negli affari interni della Cina”, stando a quanto riporta un comunicato del ministero. “La Cina – avverte – contrasterà con risolutezza le azioni sbagliate della parte americana, che avrà piena responsabilità di ogni conseguenza”. “Ho firmato questi disegni di legge per rispetto per il presidente della Cina Xi Jinping e del popolo di Hong Kong” è il commento del leader della Casa Bianca. Provvedimenti approvati la scorsa settimana dal Congresso e che “vengono attuati nella speranza che leader e Rappresentanti di Cina e Hong Kong siano in grado di risolvere le loro divergenze in direzione di una pace a lungo termine e della prosperità” ha aggiunto il presidente americano. ‘Hong Kong Human Rights and Democracy Act’ prevede l’adozione di sanzioni contro quei funzionari ritenuti responsabili di violazioni delle libertà e di gravi violazioni dei diritti umani e chiede una revisione dello statuto di autonomia di Hong Kong per stabilire se la città debba o meno beneficiare di uno speciale status commerciale nei rapporti con gli Stati Uniti. I provvedimenti vietano tra l’altro l’esportazione a beneficio delle forze di sicurezza di Hong Kong di armi non letali per il controllo dei manifestanti, quali i gas lacrimogeni.
Intanto, secondo quanto rende noto l’emittente televisiva ‘Rthk’, un centinaio di agenti di polizia è entrato nella sede del Politecnico occupato dai manifestanti e sotto assedio delle forze dell’ordine da 11 giorni. Gli agenti hanno raggiunto il campus poco prima delle 8:30 (ora locale) assieme ad un gruppo di Vigili del Fuoco incaricati di bonificare i locali da oggetti eventualmente pericolosi. Il capo delle operazioni della polizia, Chow Yat Ming, ha indicato in una breve conferenza stampa – tenuta davanti all’ingresso della facoltà – che la priorità delle forze dell’ordine è quella di assicurare il benessere delle persone rinchiuse, la neutralizzazione di oggetti eventualmente pericolosi e la possibile raccolta di prove su quanto accaduto all’interno.
“La nostra principale preoccupazione non è arrestare: è assicurarci delle buone condizioni fisiche” delle persone. “E’ questa la nostra maggiore preoccupazione” ha aggiunto, sottolineando che “l’obiettivo sono gli oggetti che potrebbero trovarsi nel campus e comportare pericolo”. “Se troveremo manifestanti o persone all’interno chiederemo loro di affidarsi ai medici” ha aggiunto all’indomani dell’ingresso nel campus di un gruppo selezionato dall’Università che ha completato una prima ispezione senza trovare nessuno studente all’interno. Le squadre cercheranno bombe molotov, sostanze chimiche mentre gli agenti studieranno le aule alla ricerca di prove sull'”occupazione e danni provocati”.
Wong Chun Yip, capo della squadra dei Vigili del Fuoco, ha spiegato che “se ci sono sostanze chimiche in grado di causare danni imminenti o fuoriuscita di sostanze chimiche, prenderemo misure immediate per neutralizzare i possibili effetti”.
Redazione
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