Nell’impianto Itrec di Rotondella (Matera) Sogin ha concluso oggi la rimozione del ‘monolite’ in cemento armato contenente rifiuti radioattivi, presente all’interno della Fossa 7.1. La soluzione ingegneristica adottata da Sogin, realizzata con know how italiano, comporterà un significativo passo avanti nel decommissioning del sito nucleare lucano. Con questa operazione Sogin festeggia i 20 anni di attività. Realizzato alla fine degli anni 60, il monolite è una struttura verticale di forma prismatica con una massa di circa 130 tonnellate e un volume di 54 metri cubi. Si trova a 6,5 metri di profondità dal piano campagna e al suo interno, suddivisi in quattro pozzi a sezione quadrata, vi sono fusti con rifiuti a media radioattività, inglobati in malta cementizia, derivanti dall’esercizio dell’impianto. Il sollevamento e l’estrazione dei singoli pozzi è l’ultima fase dei lavori che consentiranno di procedere alla bonifica e al rilascio dell’area della Fossa 7.1. I quattro pozzi rimossi sono stati trasferiti in massima sicurezza in un deposito del sito per il loro stoccaggio temporaneo. La prima fase dei lavori ha riguardato una serie di attività propedeutiche quali la realizzazione della barriera idraulica, la costruzione di un’apposita copertura per il confinamento statico e dinamico dell’area, lo scavo attorno al monolite e il suo consolidamento. Sono state, inoltre, eseguite le necessarie indagini per definire il posizionamento dei fusti nei quattro pozzi e sono stati drenati i liquidi individuati. Prima di avviare le operazioni di rimozione, il monolite stato stabilizzato con strutture metalliche appositamente realizzate e incapsulato all’interno di un’apposita struttura d’acciaio. Quindi è stato effettuato il taglio orizzontale, perforando la base della struttura mediante un carotiere con punte a perdere, e quello verticale, con filo diamantato dall’alto verso il basso, separando l’uno dall’altro i quattro pozzi. Per consentire la sua rimozione sono stati infine installati specifici sistemi di sollevamento, dimensionati per sostenere ogni singolo pozzo che, completo dei contenitori di acciaio, ha un peso di circa 45 tonnellate. Tutte le attività che Sogin svolge sono autorizzate e vengono vigilate da autorità ed enti, locali e nazionali, preposte a sovraintendere e a sorvegliare, ciascuna per la propria competenza, i lavori di smantellamento e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi presenti negli impianti. I rifiuti radioattivi prodotti durante l’esercizio dell’impianto e quelli derivanti dalle operazioni di smantellamento vengono temporaneamente stoccati nel sito, in attesa della realizzazione del deposito nazionale. A fine 2018 il volume dei rifiuti radioattivi (solidi e liquidi) presenti nel sito di Rotondella è di 3.214 metri cubi. Questo volume può variare di anno in anno con il progredire delle attività di mantenimento in sicurezza e di decommissioning e delle modalità di condizionamento dei rifiuti pregressi. “Un onore iniziare il mio mandato con questo evento”, commenta Luigi Perri, da poco presidente Sogin. L’Italia “iniziò per prima a implementare un programma complessivo di decomissioning – prosegue – si tratta dunque di sfide nuove, da portare avanti senza poter copiare qualcun altro. Questa è stata la prima volta che si è sviluppata un’attività di bonifica di questo tipo”. La prima volta “che arrivai qui fu nel 2010 – ricorda Emanuele Fontani, amministratore delegato Sogin – e la sfida che mi trovai davanti fu di rendere reversibile qualcosa che era irreversibile. Pensai subito che era un’opera difficile da realizzare. Ho assistito ai lavori e alle operazioni di taglio, in condizioni difficili. E alla fine ce l’abbiamo fatta grazie alle grandi competenze e all’entusiasmo del team”.