Alitalia “perde circa 2 milioni al giorno”, “vorrei sapere cosa si può fare di più rispetto a quanto stiamo facendo”: se lo chiede il ministro dello Sviluppo economico, Stafano Patuanelli che ha sottolineato che “l’obiettivo è chiudere entro metà anno, con la scadenza del mandato al commissario, altrimenti si chiude, non ci saranno altri fondi”. “Per Alitalia questo è davvero l’ultimo intervento dello Stato”, ha assicurato. Dopo che Atlantia ha fatto naufragare il consorzio, ha ricordato l’esponente M5s, “avevo di fronte due strade: la liquidazione della compagnia o avviare una nuova procedura”. Il ministro ha scelto la seconda e ora, spiega, “coltivo la speranza che si possa arrivare ad una soluzione”. Le condizioni del superamento dell’impasse e trovare una soluzione sono affidate all’avvocato Leogrande, che “dovrà rendere più attraente la compagnia”, ha spiegato il ministro, ammettendo che i margini su cui operare “non sono amplissimi ma qualche cambiamento serio si puo’ ancora fare” perché di fatto “non c’è interesse per la compagnia così come è ora”. Obiettivi possibili, uno spacchettamento – “che non è lo spezzatino”, precisa Patuanelli, “ma una holding” – e qualche taglio si spesa, dove “anche qui c’e’ spazio”. E “proprio ieri sera – rivela il ministro – ho firmato i bonifici” pari a 400 milioni per garantire la continuita’ aziendale della compagnia: “Problema risolto”, annuncia. Su ArcelorMittal, continua Patuanelli è stato raggiunto “un preaccordo non vincolante” che “contiene elementi importanti per il proseguimento della trattativa. Non è la vittoria, ma fissa dei paletti. Ovvero la revisione del piano industriale, che porta con sé anche quella del piano ambientale”. “La produzione finale è di 8 milioni di tonnellate di acciaio. Non legate però esclusivamente alla produzione con il ciclo integrale a carbone, ma con tre tipologie diverse: elettrico puro, preridotto e carbone”, ha aggiunto Patuanelli, “così potremo eliminare due terzi di Co2 e garantire la salute e i livelli occupazionali attuali”. Patuanelli ha spiegato che “lo Stato entrerà in ArcelorMittal Italia (Ami), ma definire ora la quota è prematuro”. Quel che è certo, invece, “è che loro saranno in maggioranza assoluta”. Oggi c’è infatti un contratto di affitto di asset aziendali con impegno all’acquisto nel 2023. “Di fatto anticipiamo questa fase”, spiega il ministro, “Ami acquista da Ilva in amministrazione straordinaria i rami d’azienda e versa 1,8 miliardi: detratte alcune poste, come i canoni già versati (circa 300-400 milioni, ndr), serviranno a pagare i fornitori, gli scivoli e i creditori che sono Cdp, Intesa, Unicredit e Banco Popolare”. E per garantire i livelli occupazionali, assicura Patuanelli, basta aumentare “la produzione di 2 milioni di tonnellate e con l’ingresso dello Stato che si fa carico della transizione dal carbone all’elettrico, salvaguarderemo l’occupazione”. Un obiettivo che sarà raggiunto “fra quattro anni, a fine piano”. “Per questo e’ forse giusto aspettare a far festa”, avverte il ministro.