venerdì, Aprile 26, 2024

5G, la linea del governo italiano: “Huawei offre soluzioni migliori ai prezzi migliori”

Trump non è ancora riuscito a convincere nessuno. Nel giro di due giorni, il presidente degli Stati Uniti ha incassato due sberle sul 5G. Non che i sospetti si siano dissolti ma Gran Bretagna prima e Unione europea poi, pur introducendo alcune limitazioni e raccomodando controlli stringenti, lo hanno detto con chiarezza: non c’è un bando di Huawei. A oggi, quindi, solo due Stati hanno escluso il gruppo cinese: Stati Uniti e Australia.
Il rapporto tra Ue e singoli Stati
Le raccomandazioni Ue non risolvono di colpo il puzzle europeo. Come spiega la Commissione, sono “gli attori del mercato” a essere “in gran parte responsabili dell’implementazione sicura del 5G”. E sono sempre gli Stati membri i “responsabili della sicurezza nazionale”. Tuttavia, si rende necessaria una maggiore armonizzazione, perché lo sviluppo delle nuove reti “è una questione di importanza strategica per l’intero mercato unico e la sovranità tecnologica dell’Unione”. Nelle 45 pagine del documento, Huawei viene citata solo in una nota a margine. Così come non si scrive mai “Cina”. Nelle Faq che accompagnano la pubblicazione, però, la posizione viene condensata in poche righe. Domanda: l’Ue “affronta il rischio di interferenza da un Paese terzo?”. Risposta: sì, “affronta tutti i rischi identificati, compresi quelli relativi all’interferenza di un Paese terzo attraverso la catena di approvvigionamento del 5G”. Ma “non si rivolge a nessun fornitore o Stato in particolare”. Non sono escluse “restrizioni rilevanti per i fornitori considerati ad alto rischio”, ma devono arrivare dopo “una valutare del profilo di rischio” basato su “criteri stabiliti” e “coordinati” a livello europeo. Tradotto: questo documento non blocca Huawei e Zte. E se qualcuno vorrà bandire le compagnie dovrebbe farlo in base a prove chiare (che al momento – e questo è sempre stato un punto cavalcato da Shenzhen – neppure Trump ha ancora fornito). Neppure la Gran Bretagna ha detto sì a Huawei. Come l’Europa, al momento, non lo ha escluso. Londra, però, ha già definito dei limiti più chiari: il gruppo cinese è riconosciuto come “fornitore ad alto rischio”. Uno status che non gli consente di costruire elementi nel cuore della rete britannica e proibisce che superi una quota del 35% nella fornitura di quelli periferici (come le antenne). La posizione di Londra è il risultato di un lungo processo d’indagine. Lo scorso giugno, il direttore tecnico del National Cyber Security Center di Londra aveva definito “scadente” la sicurezza di Huawei. Alto rischio sì, quindi, ma niente bando integrale, nonostante alcuni funzionari del governo statunitense avessero premuto fino all’ultimo (con tanto di volo a Londra) per convincere Boris Johnson.
Italia: la linea Patuanelli
Il governo italiano ha detto e ripetuto di essere certo dell’impianto normativo costruito in questi mesi. Huawei e Zte non si toccano. La costituzione del Centro di valutazione e certificazione nazionale e l’istituzione del Golden Power sarebbero sufficienti. Intervistato da La Stampa poco prima di Natale, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli aveva spiegato che Huawei offre “soluzioni migliori ai prezzi migliori”. E che “con le giuste garanzie, la possibilità d’accesso non si discute”. Parole che avevano fatto parecchio discutere perché snobbavano il parere del Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), che pochi giorni prima aveva raccomandato di “considerare molto seriamente” l’esclusione delle aziende cinesi dalla fornitura di reti 5G perché riteneva “fondate” le preoccupazioni sulla sicurezza nazionale. Patuanelli ha confermato la propria posizione il 28 gennaio, in un’audizione alla Commissione lavori pubblici. Per il ministro, la normativa italiana sarebbe “un riferimento” in Europa. “Riteniamo che si possa tenere assieme l’esigenza di tutelare al massimo la sicurezza nazionale e dall’altro garantire agli operatori privati di poter avere accesso a tutte le forniture anche dai Paese extra Ue”. Cioè Huawei e Zte.
Redazione
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