giovedì, Marzo 28, 2024

Coronavirus, l’accusa dell’Istituto Superiore di Sanità alle case di cura: “La gran parte dei contagi avvenuti prima nelle Rsa e poi nelle famiglie”

“La gran parte delle infezioni si verificano fondamentalmente dove si concentrano sostanzialmente le persone anziane e i disabili, poi c’è il livello familiare, quindi le strutture sanitarie e il livello lavorativo”. Lo ha spiegato Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), durante la conferenza stampa all’Iss su ‘Covid-19, analisi dell’andamento epidemiologico e aggiornamento tecnico-scientifico’. Secondo uno studio preliminare condotto dall’Iss su circa 4.500 casi notificati tra l’1 e il 23 aprile, “il 44,1% delle infezioni si è verificato in una Rsa, il 24,7% in ambito familiare, il 10,8% in ospedale o ambulatorio e il 4,2% sul luogo di lavoro”. “La curva” epidemica “mostra che si riducono i sintomatici”, e questo “un po’ dappertutto”, ha evidenziato poi Brusaferro aggiungendo: “Si riduce anche la quota di pazienti critici”, e “sta crescendo l’uso dei tamponi sul territorio andando a intercettare precocemente i casi”. Tanto che “sta crescendo la quota di pazienti paucisintomatici o asintomatici”. Ma “anche nelle zone a bassa circolazione del virus ci sono comunque dei focolai, come nel Lazio, in Calabria, in Sicilia: globalmente l’intensità di circolazione si è molto ridotta, ma rimane la circolazione del virus”, ha sottolineato i il presidente dell’Iss. “Questo è il motivo per cui anche quando parliamo di allentare alcune misure – ha aggiunto – si esprime sempre la cautela e la necessità di muoversi passo passo, perché la situazione epidemiologica è nettamente migliorata ma non possiamo ignorare che il virus continua a circolare. Dobbiamo muoverci in maniera cauta, con misure progressive e con un continuo monitoraggio nel momento della riapertura perché la situazione è differenziata nel paese”.
“Da aprile aumenta il numero delle donne contagiate”, ha fatto sapere ancora Brusaferro. Quanto ai decessi “l’età media delle donne è più elevata, e si conferma il fatto che le donne muoiono meno rispetto ai maschi nel nostro Paese”.
Redazione
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