martedì, Aprile 16, 2024

Coronavirus, parla il cardinale Bassetti (Cei): “Al posto della mano come segno di pace basterà un sorriso”

“E’ il momento di tornare nella grande famiglia” nel rispetto delle “salute” propria e degli altri. Il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, alla vigilia delle celebrazioni religiose riaperte ai fedeli, da dopodomani, in un videomessaggio invita a ritornare “a manifestare il nostro essere comunità” nella consapevolezza che l’emergenza coronavirus non è terminata e dunque sarà necessario rispettare tutte le norme per evitare il contagio, a partire dalla mascherina e dal rispetto della distanza. Quanto allo scambio della pace, ricorda, sarà sufficiente un sorriso, nel rispetto della giusta distanza. “Per la salute della nostra anima – l’Eucaristia è innanzitutto salvezza dell’anima – ma anche per quella del nostro corpo – dice il cardinale Gualtiero Bassetti – dovremo usare tutti quegli accorgimenti che diventano una forma di amore e di rispetto per gli altri. Le mascherine, i contatti ridotti possono essere letti simbolicamente, come un invito a riscoprire la forza dello sguardo. Se avete notato, durante la messa delle 7, il Santo Padre non ha mai mancato di dire: ‘Scambiatevi un segno della pace’. Qualcuno gli ha detto che non ci si può scambiare il segno della pace, ma il Papa ha risposto che non ci si può scambiare la pace avvicinandosi e dandosi la mano, ma lo si può fare anche a distanza con un sorriso, uno sguardo dolce e benevolo, che diventano un modo di comunicare pace, gioia e amore. E così, pur restando a debita distanza, cercheremo di scambiarci la pace”. Bassetti parla di “evento grande e importante: la prima Domenica che ci ritroveremo insieme, cantiamo – io lo farò e lo propongo a tutti – il Te Deum che diventa il nostro inno, la nostra lode perfetta alla Santissima Trinità perché tutto ci viene dal cuore di Dio. Grazie, buona festa”. Il presidente della Cei invita fedeli e sacerdoti a cogliere l’importanza del momento: “E un evento importante, è un evento di grazia, è un evento che vorrei che voi coglieste: un luogo sacro, delle nostre chiese che sono sempre rimaste aperte. Si tratta piuttosto di ritornare a manifestare il nostro essere comunità, il nostro essere famiglia. Del resto, è l’Eucaristia che fa di noi una comunità, una famiglia, perché, come dice san Paolo, noi che ci nutriamo di un unico pane siamo chiamati a formare un solo corpo”. Il porporato ricorda anche il lungo periodo del lockdown: “Il periodo che abbiamo vissuto, certo, non è privo di significato: la nostra sofferenza, il dover restare chiusi a casa, e qui penso in particolare alle famiglie numerose, con tanti bambini. Ma, come ho potuto sperimentare, in tante nostre famiglie non sono mancati la preghiera, l’ascolto attento della Parola di Dio e quel servizio, soprattutto alle persone più anziane, che diventa autentica carità. Dobbiamo chiedere al Signore la grazia di poter tornare ad essere la grande famiglia di Dio, anche se abbiamo sperimentato il nostro essere Chiesa nella piccola famiglia domestica, dove abbiamo vissuto tanti valori stando gli uni accanto agli altri. Adesso però è il momento di tornare nella grande famiglia”.
Redazione
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