“Credo che adesso sia il momento della responsabilità nei comportamenti individuali e collettivi. Ciò che è successo ci ha sorpreso tutti, in 9 settimane ha cambiato il modo vedere le cose. Non si torna semplicemente come prima, questa esperienza ci porta la necessità di cambiare cose sbagliate che c’erano e che il virus ha fatto emergere”. Lo ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, nel corso dell”Aria che tira’ su La7. “Non torneremo alla stessa vita. Da un certo punto di vista – ha aggiunto – è il lavoro delle persone che ci ha permesso di provare a convivere con il virus in modo diverso, il lavoro di tantissime persone non solo nella sanità ma in tutti i servizi”. Ora, ha detto ancora, “serve investire sulla salute, sulla sanità e sulla sicurezza pubblica. Serve estendere i controlli, serve intervenire sugli investimenti, sulla precarità, sulla solidarietà e sulla giustizia sociale”. Secondo Landini, “con il coronavirus emerge un problema: avere il sistema sanitario diviso per regioni non è il massimo. C’è il bisogno di un indirizzo da parte dello Stato, con regole più precise. L’esperienza fino a oggi non è positiva non solo sulla sanità, ma anche sulle politiche industriali”, ha aggiunto. I voucher “sono schiavismo” e la regolarizzazione per 6 mesi dei migranti decisa dal governo “è un primo passo ed è un segno di civiltà”, ha detto ancora Landini nel replicare alle parole del leader della Lega Matteo Salvini che accusava il sindacato, in un intervento in Parlamento, di “essere una lobby e di tenere in ostaggio il Paese” dicendo no a molte misure tra cui “la reintroduzione dei voucher”. “Salvini – ha detto Landini – mi sembra confuso, è abituato ad avere sempre nemici. Io non ho nulla da dire se non che i sindacati non sono una lobby: Cgil, Cisl e Uil hanno 12 milioni di iscritti che liberamente versano un contributo per farci andare avanti. E noi, quando difendiamo i lavoratori, difendiamo chi fa andare avanti questo Paese”. Quanto alla misura introdotta dal governo, che interessa 500mila lavoratori stranieri che operano nei campi e ai quali verrà concesso un permesso di 6 mesi, “è un primo passo, spero che tra sei mesi si vada avanti e si regolarizzino anche gli altri. E’ un segno di civiltà”.