domenica, Aprile 28, 2024

‘Minimarket etnici’: l’opposizione chiede la revoca dell’ordinanza

I consiglieri comunali d’opposizione uniti contro l’ordinanza del sindaco Grando. Il caso segnalato anche alla Prefettura

 

La chiusura anticipata dei ‘minimarket etnici’ imposta dal primo cittadino Alessandro Grando per contrastare il degrado e la movida ‘molesta’ (e assembramenti soprattutto in tempo di covid) per le vie della città balneare fa ancora discutere. Una discriminazione per molti. A cominciare proprio dagli esponenti dell’opposizione che già nei giorni scorsi avevano puntato i riflettori sul provvedimento firmato dal primo cittadino chiedendone la revoca senza però ottenerlo. Tanto che ora i consiglieri hanno deciso di rivolgersi nuovamente al primo cittadino, ma questa volta inoltrando una lettera e l’ordinanza in questione anche al Prefetto per cercare di ottenere la revoca dell’ordinanza. «È indubbio che la vendita e il consumo di alcolici incontrollato, soprattutto in prossimità degli esercizi commerciali porti con sé, oltre ad inevitabili assembramenti, anche il rischio di disturbo alla quiete pubblica e, in casi estremi, di degrado urbano e vandalismo». Un problema di sicurezza che, però, per i consiglieri d’opposizione «non deve e non può trasformarsi in un atto discriminatorio e improprio come invece avvenuto con l’ordinanza n.65 del 28/05/2020». Nella loro missiva indirizzata al sindaco di Ladispoli, al Segretario Comunale e al Prefetto di Roma, i consiglieri di Si può fare, Giuseppe Loddo, di Ladispoli Città, Eugenio Trani e Concetta Palermo, di Insieme per Ladispoli, Fabio Ciampa, del Movimento 5 Stelle, Antonio Pizzuti Piccoli, Ida Rossi e Francesco Forte, e del Partito democratico, Federico Ascani e Marco Pierini; puntano i riflettori sulla «inefficacia» del provvedimento rispetto all’obiettivo che voleva prefiggersi: evitare assembramenti, degrado e movida ‘molesta’, per l’appunto. Per i consiglieri d’opposizione, infatti, «l’unico modo per risolvere i problemi connessi alla vendita e al consumo incontrollato di bevande alcoliche risiede nell’attuare misure di vigilanza in collaborazione con tutte le forze dell’ordine e nei confronti di ogni attività di somministrazione e vendita, senza differenze». Monitoraggio e controllo del territorio che deve accompagnarsi a «politiche di riqualificazione degli spazi, campagne di informazione e prevenzione sull’alcol, soprattutto per i giovanissimi consumatori e azioni sanzionatorie verso gli esercenti che somministrino alcolici ai minori». Attività non contenute all’interno dell’ordinanza firmata dal sindaco a fine maggio scorso che invece, per i consiglieri di minoranza, non è altro che «un atto giuridicamente irrilevante, politicamente scorretto e oggettivamente discriminatorio» dato che va a colpire solo i «market gestiti dai cittadini stranieri (definiti arbitrariamente ‘etnici’)», come se solo questi fossero i «responsabili dei disordini derivanti dal consumo di alcolici». Atto che dunque, «deve essere condannato senza esitazioni, costituendo per giunta un pericoloso precedente». E i consiglieri tornano dunque a chiedere «l’immediata revoca dell’ordinanza, l’implementazione dei controlli sul territorio comunale, coinvolgendo tutte le forze dell’ordine, e l’organizzazione di un tavolo per discutere le iniziative da intraprendere sul piano informativo e culturale per contrastare il fenomeno dell’abuso di alcolici sul territorio».

Redazione
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