martedì, Aprile 30, 2024

Alla scoperta degli scavi della Banditaccia

 

Ripartite alla Necropoli le attività divulgative all’area archeologica del Laghetto

 

…in uno spazio molto contenuto 500 tombe appartenenti alle tipologie etrusche

ad iniziare addirittura dall’ VIII secolo a.C. per finire al II secolo  a.C…

 

Da questa domenica e nelle successive domeniche del 21 e 28 giugno grazie all’impegno dei volontari del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, che ne hanno curato la ripulitura, il ripristino e la valorizzazione, sarà possibile visitare, di nuovo, i 7.000 metri quadrati della interessantissima zona archeologica del “Laghetto” che fa parte del Sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità della Necropoli della Banditaccia di Cerveteri.  L’area del Laghetto, in uno spazio molto contenuto, racchiude ben 500 tombe appartenenti a tutta la tipologia etrusca ad iniziare addirittura dall’ VIII secolo a.C. per finire al II secolo sempre a.C. La suddetta Area è sita nel lato est del pianoro della Banditaccia. La denominazione di “Laghetto” è data, a questa splendida e ben conservata realtà di archeologia sepolcrale etrusca, semplicemente da un “lascito” di un piccolo lago formato da acque sorgive e di impluvio già esistente al tempo dei Rasenna (Etruschi) di Caisra (Cerveteri sempre in etrusco). Rasenna i quali, da grandi esperti di idraulica, al fine di tenerne le acque sempre regimentate affinché non debordassero, in alcuni periodi dell’anno, nelle viciniore zone sepolcrali, avevano scavato un condotto di deflusso semisotterraneo passante sotto la suddetta necropoli e scaricante in quello che, attualmente, è chiamato fosso del Manganello il quale, sicuramente, all’epoca, aveva ben altra portata e di cui i fiancheggianti costoni rocciosi, in mezzo a cui ancora scorre, non erano collassati più di tanto come poi accaduto successivamente. Piccolo lago che fu riempito con le risulte di terra provenienti dagli scavi archeologici effettuati alla Banditaccia, sotto l’attenta guida dell’ingegnere minerario Raniero Mengarelli, appassionato e competente archeofilo, nei primi decenni del 1900. La stessa Area archeologica che fu indagata a fondo pure dalla Fondazione Lerici negli anni ’60 del secolo scorso pure con l’ausilio, per l’epoca molto avanzato, di prospezioni magnetometriche. Vi è da dire che, in ambito etrusco, parallelamente all’uso sepolcrale, questo luogo veniva anche utilizzato da cava di tufo, come è ben visibile ancora oggi, per cui, accanto alle varie, ben conservate, tipologie di tombe, si vedono pure i tagli tufacei effettuati per l’asportazione del suddetto materiale. Sempre però, fermo restando, il grande rispetto degli Etruschi per i loro defunti per cui, nel caso di inevitabili spostamenti di resti umani, questi, con tutte le attenzioni possibili, come è stato ampiamente verificato, venivano deposti in specifici viciniori pocula (ossuari).

Redazione
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