venerdì, Marzo 29, 2024

Migranti, ecco le linee guida dell’Oms: Garantire un passaggio sicuro, affrontare le cause della violenza e degli infortuni nei Paesi di transito e di destinazione, identificare le vittime e fornire assistenza e protezione

Garantire un passaggio sicuro per la migrazione, affrontare le cause della violenza e degli infortuni nei Paesi di transito e di destinazione, identificare le vittime e fornire assistenza e protezione, indagare e perseguire i colpevoli, rafforzare la base di conoscenza. Sono le 5 aree chiave e “prioritarie” della Guida tecnica dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Regione Europa sulle strategie e gli interventi per la prevenzione e la risposta alla violenza e agli infortuni tra i rifugiati e i migranti, presentata oggi a Roma al ministero della Salute. Il documento è stato elaborato dall’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà (Inmp) di Roma, in qualità di Centro collaboratore dell’Oms, con il contributo dell’Ufficio regionale Oms per l’Europa. La guida delinea i fenomeni della violenza e degli infortuni tra i rifugiati e i migranti al momento della partenza, del viaggio e dell’arrivo in uno dei Paesi della regione europea dell’Oms, riportando una serie di buone pratiche già esistenti all’interno della regione. Tali dati sono stati poi classificati e organizzati per l’elaborazione di opzioni sulle politiche (non solo sanitarie) da intraprendere per prevenire e contrastare la violenza e gli infortuni in questi gruppi di popolazione. “Sono oltre 70 milioni le persone sfollate in tutto il mondo a causa di persecuzioni, conflitti e violenza. Un dato che nel 2019 – riporta la Guida – ha raggiunto il massimo dalla seconda guerra mondiale. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha riferito che i 49 Paesi della propria regione europea alla fine del 2018 hanno ospitato più di 6,47 milioni di rifugiati, oltre 1,24 milioni di richiedenti asilo, 2,71 milioni di sfollati interni e più di 0,5 milioni di apolidi”. Tra i rischi evidenziati per i rifugiati e i migranti “ci sono gli infortuni involontari (ad esempio, incidenti stradali e in mare) e quelli riferibili a lesioni intenzionali. Queste ultime possono derivare da violenza intrapersonale, auto-diretta e collettiva, tra cui la tratta, la tortura, la violenza sessuale e di genere e lo sfruttamento sul lavoro. Gli incidenti violenti possono verificarsi prima della partenza, durante il transito e a destinazione”. In generale, in tutta la regione europea dell’Oms sono già in vigore molte leggi e regolamenti “per la prevenzione della violenza e la protezione dei gruppi vulnerabili. Tuttavia – rivendicano i curatori della Guida – i problemi spesso derivano dalla mancanza di consapevolezza dei singoli meccanismi legislativi o dalla loro mancata applicazione”. Secondo Gianfranco Costanzo, direttore sanitario dell’Inmp, che ha presentato i temi della guida tecnica, “il documento si riferisce alla descrizione del fenomeno nei 53 Stati membri della regione europea dell’Oms e, nel caso dell’Italia, molte condizioni di criticità descritte non sono fortunatamente riscontrabili, avendo il nostro Paese da tempo provveduto ad assicurare – ha precisato Costanzo – dal punto di vista sia legislativo sia attuativo, una maggiore tutela dei diritti umani dei rifugiati e dei migranti”. Costanzo ha poi illustrato due case study inseriti nella pubblicazione che coinvolgono direttamente l’Istituto. “Grazie al ministero della Salute, l’Inmp promuove da più di due anni un modello clinico-sociale per l’emersione precoce degli atti di violenza sulle donne immigrate basato principalmente sulla valutazione delle componenti psicologiche della relazione e della richiesta implicita d’aiuto”, ha spiegato il direttore”. “La rete con il privato sociale e con le organizzazioni antitratta si è dimostrata il punto vincente per la gestione delle persone vittime di tratta e grave sfruttamento, anche sul luogo di lavoro – ha osservato Costanzo – Inoltre, partecipa attivamente ai corridoi di evacuazione dei rifugiati dalle carceri libiche, organizzati da Unhcr e Ministero dell’Interno. Dare voce alle vittime e sostenerle nel percorso della denuncia e del recupero dell’integrità psico-fisica è quindi imperativo categorico dei servizi pubblici, non solo di quelli che si occupano di salute”. “Tra gli esempi virtuosi del governo italiano si annoverano certamente le linee guida sulla salute mentale dei rifugiati vittime di violenza rilasciate nel 2017 dal ministero della Salute – ha evidenziato il direttore del Coordinamento scientifico dell’Inmp Andrea Cavani – che definiscono le procedure adatte a gestire le fragilità psichiche degli immigrati una volta giunti nel nostro Paese, ma anche il protocollo per l’accertamento dell’età anagrafica del minore straniero non accompagnato, elaborato da Inmp e ministero della Salute che è all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni, così come la legge contro il caporalato del 2016. Restano tuttavia alcune azioni da perseguire con particolare impegno, tra cui quelle relative alle politiche per il monitoraggio del fenomeno attraverso una cooperazione rafforzata tra il pubblico e il terzo settore ma anche azioni proattive per l’emersione precoce delle violenze, come la formazione per gli operatori sociali e sanitari e la previsione di percorsi protetti, anche di tipo legale”. Nel proseguire i lavori, Santino Severoni, direttore del Programma globale sulla salute e sulla migrazione dell’Oms, ha sottolineato che “c’è un bisogno urgente di occuparsi del fenomeno della migrazione a tutti i livelli per contribuire allo sviluppo della salute globale” e che “è fondamentale investire nella ricerca e nella condivisione di dati per supportare il lavoro dei governi”. In questo senso, ha affermato Jozef Bartovic, referente per la regione europea dell’Oms, in collegamento da Copenaghen: “La presente Guida tecnica rappresenta uno strumento importante per i decisori politici basato sulle evidenze attuali, sulle conoscenze a nostra disposizione e sulle migliori pratiche già attuate da alcuni governi, che possono fungere da stimolo per fare meglio”.
Redazione
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