venerdì, Marzo 29, 2024

L’ambasciatore turco all’Italia: “Su Santa Sofia la Turchia ha preso una decisione sovrana che si fonda su basi legali”

Su Santa Sofia la Turchia ha preso una “decisione sovrana” che si fonda su “basi legali”. Lo ha detto l’ambasciatore della Turchia in Italia, Murat Salim Esenli, incontrando i giornalisti nella sede diplomatica di via Palestro. “E’ al governo della Turchia che spetta decidere la sua destinazione”, ha affermato il diplomatico, ricordando come il sito sia rimasto moschea fino al 1931 e come sul piano legale l’edificio era proprietà di una Wafq, ossia “una fondazione” che ne aveva la proprietà e che era legata al sultano Mehmet che la utilizzava come moschea. In un secondo momento il governo turco ha preso il controllo della fondazione ed è diventato il custode della moschea. Confermato, inoltre, il valore culturale dell’edificio storico, che come ha ricordato l’ambasciatore resta un sito patrimonio dell’Unesco. L’ambasciatore ha poi aggiunto che Santa Sofia è aperta allo stesso modo ai musulmani e ai cristiani. “In Turchia ognuno è libero di professare la propria fede”, ha affermato il diplomatico, ricordando come solo a Istanbul esistano “89 chiese e 21 sinagoghe”. E rispetto alla riconversione di Santa Sofia in moschea ha detto che “non importa se sei musulmano, cristiano o ebreo, tutti possono andare in moschea, come ha ricordato il presidente Recep Tayyip Erdogan”. La Diyanet, la direzione per gli Affari religiosi della Turchia, senza entrare nei dettagli ha annunciato che Santa Sofia rimarrà aperta ai visitatori al di fuori degli orari della preghiera islamica, cinque volte al giorno. Rispondendo ai giornalisti, l’ambasciatore Esenli ha poi spiegato che ”la Turchia si trova in Libia in base a quanto prevede la Risoluzione 2259 del Consiglio di sicurezza dell’Onu”, che a sua volta chiede a ”tutti i membri delle Nazioni Unite di sostenere il Governo di accordo nazionale di al-Serraj”. ”Quello che noi stiamo facendo in Libia è sostenere il Governo di accordo nazionale”, ha detto Esenli, aggiungendo che la Turchia ”crede che non ci possa essere una soluzione militare alla crisi in Libia e che si debba arrivare a una soluzione pacifica della crisi, che è la stessa che si aspettano tutti i libici. Purtroppo il ruolo di Haftar è molto negativo”. Il generale a capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico ”ha cercato di prendere il controllo di Tripoli” e lo avrebbe fatto ”se non avessimo dato il nostro sostegno al Gna” ha aggiunto. Per Esenli, la Francia, l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti ”stanno violando l’embargo sulle armi alla Libia” e stanno facendo ”un gioco pericoloso”. La Turchia, ha sottolineato, ”non è in una posizione ambigua. Noi siamo dalla parte della comunità internazionale e ne rispettiamo le leggi. Quelli ambigui sono gli altri, non vogliamo cadere nella loro trappola”.
Redazione
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