venerdì, Aprile 19, 2024

Usa, Kellyanne Conway, la storia consigliera del presidente Trump ha rassegnato le dimissioni

Un’altra dimissione eccellente alla Casa Bianca: Kellyanne Conway, tra i più consiglieri più longevi al fianco del presidente americano Donald Trump, ha annunciato che lascerà l’incarico alla fine del mese per dedicare più tempo alla famiglia. La 53enne è stata al fianco del magnate newyorkese fin dalla prima ora, gestendo la sua campagna presidenziale nel 2016, prima di approdare alla Casa Bianca, facendosi una reputazione per i suoi litigi con i giornalisti. “È completamente una mia scelta”, ha spiegato lei stessa in un tweet, sottolineando che i suoi quattro figli inizieranno a breve un nuovo anno scolastico e universitario “da casa in remoto per almeno alcuni mesi”. “Come milioni di genitori in tutto il Paese sanno, questo richiede un livello di attenzione e vigilanza che è inusuale in questi tempi”. “Col tempo, annuncerò i miei piani futuri, per il momento, per i miei amati figli, ci sarà meno dramma, più mamma”. Anche il marito, George Conway, ha annunciato che lascerà il Lincoln Project al quale sta lavorando, senza smettere di sostenerlo “con passione”. Il famoso avvocato di New York è notoriamente critico nei confronti di Trump, ma come ha sottolineato la stessa Kellyanne: “Non siamo d’accordo su molte cose ma siamo uniti su ciò che conta di più, i figli”. Sabato scorso la figlia 15enne Claudia ha scritto su Twitter di essere “devastata” all’idea che la madre avrebbe parlato alla convention repubblicana che prende avvio oggi, assicurando che avrebbe cercato di ottenere la libertà legale “a causa di anni di traumi infantili e abusi”. Neanche 24 ore dopo è arrivato l’annuncio delle dimissioni della madre. Bionda, magra e sempre perfettamente vestita, con tailleur dai colori brillanti, la Conway si è fatta conoscere per il suo rapporto burrascoso con i media: si presentava in pubblico per difendere la linea dell’amministrazione, quando ancora erano in pochi in grado di farlo. Notorietà le è arrivata anche per aver coniato il termine “fatti alternativi”, usato in un’intervista alla Nbc all’indomani dell’insediamento di Trump. In quell’occasione, respingendo le accuse della stampa secondo cui alla cerimonia aveva partecipato meno gente rispetto a quella di Barack Obama, la consigliera sembrò proporre una lettura della realtà sui generis, per cui le cose non sono come sono, ma come appaiono alla capacità cognitiva del singolo. Affermazione ampiamente criticata che fece il giro del mondo, anche se nel suo libro ‘Fire and Fury’, il giornalista Michael Wolff (non certo tenero con Trump) la difese, sostenendo che l’intenzione fosse dire che c’erano dati ulteriori in possesso della Casa Bianca, diversi da quelli diffusi dai media, che potevano spiegare la posizione dell’amministrazione. Stratega e sondaggista di lungo corso, la Conway conosce Trump da quasi 15 anni, dai tempi in cui lui era ‘solo’ un immobiliarista di New York; già nel 2011, quando il magnate aveva preso in considerazione l’ipotesi di scendere in campo, era stata una delle persone consultate su una possibile campagna elettorale. È stata anche consigliera del vice presidente Mike Pence quando questi ancora era governatore dell’Indiana. Al fianco di Trump dal primo giorno, ha gestito nel 2016 la campagna elettorale che lo fece arrivare a sorpresa alla Casa Bianca. Ricompensata con un posto a ‘corte’ nello Studio Ovale, venne nominata consigliere politico, divenendo la funzionaria di più alto grado nell’amministrazione. Un ruolo sempre preso molto seriamente, tanto da finire nel mirino di agenzie federali e comitati etici per azioni non ortodosse, a volte al limite dell’illegalità, come quando durante un’intervista tv nel 2017 esortò ad acquistare prodotti della azienda della figlia del presidente Ivanka dopo che la catena di grande distribuzione Nordstrom aveva deciso di eliminare la sua linea dalle vendite; ugualmente, ne fu chiesto l’allontanamento per aver fatto campagna pubblicamente per candidati repubblicani, un’attività vietata ai dipendenti federali, eccetto che per le più alte cariche dello Stato. Di lei si ricorda anche il presunto “massacro di Bowling Green”, sbandierato in un’intervista per difendere il bando di Trump contro i cittadini di sette Paesi a maggioranza islamica ma in realtà mai avvenuto. E le critiche non le sono mancate neanche quando, sempre nel 2017, venne immortalata con le scarpe sul divano dello Studio Ovale, seduta sui talloni e le gambe leggermente divaricate: una postura considerata poco appropriata in pubblico: il presidente stava incontrando per la prima volta i leader dell’unione di college e università afroamericani.
Redazione
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