venerdì, Novembre 1, 2024

Abruzzo, la Festa della Perdonanza diventa patrimonio dell’Unesco

“Il Comitato intergovernativo della Convenzione Unesco 2003 ha iscritto la ‘Festa del perdono celestiniano’ nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità su proposta dell’Italia”: è quanto si legge sul certificato Unesco consegnato alla comunità aquilana davanti alla basilica di Santa Maria di Collemaggio, prima dell’accensione del tripode della pace, momento che segna l’avvio ufficiale della Perdonanza Celestiniana, giunta all’edizione 726. E la pacificazione è uno degli elementi che tacitamente emerge tra quelli che hanno consentito “alla comunità di detentori e praticanti” di ottenere l’iscrizione, nel dicembre 2019, nella Lista Rappresentativa della Convenzione Unesco 2003, “per un ciclo festivo, dal 16 al 29 agosto, che ha un fondamento storico secolare a valenza culturale e spirituale”. Un elogio al fatto che sia stato adottato un codice di condotta etico per prevenire l’impatto turistico proprio nel rispetto della pratica rituale e spirituale, come riporta la decisione dell’Organo di valutazione internazionale. La Festa della Perdonanza Celestiniana, nel riconoscimento Unesco, è tutt’altro che folklorizzazione e spettacolarizzazione e va ben oltre il concetto di rievocazione storica. E della ‘Festa’ è parte integrante il ‘Fuoco del Morrone’ con il suo ‘Cammino del Perdono’: sulle orme di Pietro Angelerio futuro Celestino V, che nel 1294 percorse 80 chilometri attraversando 23 villaggi della provincia aquilana da Sulmona a L’Aquila, è uno dei momenti che meglio rende il senso di comunità e appartenenza.
L’importanza del riconoscimento è tutta nelle poche, ma dense parole del certificato che conferiscono all’intera comunità aquilana una grande responsabilità: l’iscrizione in questa lista contribuisce, in generale, “ad assicurare una migliore visibilità del patrimonio culturale immateriale, a far prendere coscienza della sua importanza e a favorire il dialogo nel rispetto della diversità culturale” come spiega all Elena Sinibaldi, ‘focal point’ nazionale per l’attuazione e implementazione della Convenzione Unesco 2003 (Servizio Unesco-Segretariato Generale-Mibact), che era presente alla Perdonanza 2019 in quanto coordinatore del percorso istruttorio per la candidatura a patrimonio Unesco. Per l’Unesco, infatti, “un patrimonio immateriale non è fine a se stesso, ma lo è in base alla sua capacità di sviluppare con costanza buone pratiche di salvaguardia”, che potranno essere definite anche oltre gli eventi dal 16 al 29 agosto. Tale riconoscimento, infatti, è fondamentale nel mantenimento della diversità culturale di fronte alla globalizzazione; la sua comprensione aiuta il dialogo interculturale e incoraggia il rispetto reciproco dei diversi modi di vivere. “Il piano di salvaguardia dovrà comprendere strumenti che favoriscono l’inclusione sociale, il dialogo intergenerazionale, un rapporto tra comunità e istituzioni, anche una governance multilivello”.
Redazione
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