venerdì, Novembre 1, 2024

Coronavirus, scoperta del San Raffaele di Milano: La presenza di alcuni anticorpi nel sangue dei malati di Covid-19 è associata a una riduzione della mortalità di oltre il 60%

La presenza di alcuni anticorpi nel sangue dei malati di Covid-19 è associata a una riduzione della mortalità di oltre il 60%. A scoprire “gli anticorpi più efficaci per combattere il nuovo coronavirus” è una ricerca dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, pubblicata sul ‘Journal of Clinical Investigation’. Grazie a un approccio innovativo solitamente usato per lo studio dell’autoimmunità nel diabete di tipo 1, nei laboratori dell’Istituto di ricerca sul diabete (Dri) – diretto al San Raffaele da Lorenzo Piemonti – è stata mappata la risposta anticorpale di 509 pazienti con infezione da Sars-CoV-2 ricoverati nell’ospedale, arrivando all’identificazione di una classe di anticorpi ‘vincenti’. “L’approccio impiegato, per cui è stato appena depositato un brevetto di proprietà intellettuale – spiegano dall’Istituto del Gruppo San Donato – potrebbe aiutarci a riconoscere i pazienti a maggior rischio e permetterà di testare in modo più preciso l’efficacia dei vaccini attualmente in sperimentazione”. Il lavoro è stato condotto all’interno del maxi studio clinico osservazionale su Covid-19 coordinato da Alberto Zangrillo, prorettore dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e direttore delle Unità di Anestesia e Rianimazione generale e Cardio-Toraco-Vascolare, e da Fabio Ciceri, direttore scientifico dell’Irccs San Raffaele e docente di Ematologia e Trapianto di midollo dell’ateneo. Gli anticorpi – ricordano gli esperti del San Raffaele di Milano – sono molecole speciali prodotte dal nostro sistema immunitario, costruite su misura per riconoscere una minaccia e aiutarci a sconfiggerla. Oltre a essere coinvolti nella risposta alle malattie infettive causate da virus e batteri, giocano anche un ruolo nelle malattie autoimmuni. In queste patologie, invece di riconoscere una minaccia esterna, gli anticorpi ‘leggono’ come nemiche cellule dell’organismo e guidano il sistema immunitario del paziente ad attaccarle, producendo un danno. “Rispetto alla situazione di una malattia virale, nel caso delle malattie autoimmuni, come il diabete di tipo 1 – evidenzia Piemonti – la quantità di anticorpi presenti nel sangue è piuttosto bassa. Rilevare queste molecole con successo e distinguerle richiede metodiche ad alta sensibilità e specificità”. L’intuizione dei ricercatori è stata dunque quella di applicare queste metodiche avanzate di studio degli anticorpi, sviluppate nel campo delle malattie autoimmuni, a Covid-19. “Analizzare il siero dei pazienti infettati dal nuovo coronavirus con il test che abbiamo sviluppato è un po’ come guardare con un microscopio invece che con una lente di ingrandimento”, è la metafora utilizzata dal direttore del Dri. Partendo dal presupposto noto che “gli anticorpi non sono tutti uguali – puntualizza Piemonti – e possono riconoscere e legare punti diversi dello stesso virus determinando conseguenze differenti per la sua sopravvivenza e la capacità infettiva”, nel nuovo studio i ricercatori hanno quindi scoperto che alcuni tipi di anticorpi sono particolarmente efficaci nel combattere il nuovo coronavirus: sono quelli che riconoscono una regione relativamente piccola della proteina Spike, l”uncino’ che permette al virus di agganciarsi alle cellule e infettarle. Ed è proprio nel gruppo di pazienti con questo tipo specifico di anticorpi che “la mortalità risulta ridotta del 60% rispetto alla media”. “Tra i tanti anticorpi possibili – conclude l’esperto – capire quali sono più efficaci per sconfiggere Sars-Cov-2 è fondamentale, perché sono quelli che vorremmo monitorare nei pazienti, vorremmo utilizzare a scopo terapeutico e di cui vorremmo sollecitare la produzione con un eventuale vaccino”.
Redazione
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