venerdì, Aprile 19, 2024

Coronavirus, a Venezia nasce una tabaccheria, “angolo del riuso solidale”

Ci sono una scaldabiberon e una bicicletta, indumenti e giocattoli, scarpe e libri, ma anche prodotti alimentari a lunga conservazione e qualche igienizzante per la casa. All’interno di una tabaccheria di Venezia tra campo San Giacomo da l’Orio e campo San Stin è stata creata una stanza dedicata alla solidarietà. Si chiama “Angolo del Riuso solidale” e la sua mission la spiega il tabaccaio-edicolante, Ennio Zane: “noi a casa abbiamo tante cose che non utilizziamo più, ma quelle stesse cose possono avere valore per una persona. Ad esempio chi non può permettersi di acquistare un cappotto e chi non può fare la spesa”. Un progetto che era nato a gennaio scorso, dopo l’acqua alta eccezionale di due mesi prima che aveva messo in difficoltà attività e famiglie, e ha ripreso fiato un paio di settimane fa con l’aggravarsi dell’emergenza sanitaria Covid e i contraccolpi turistici. “Grazie ad una signora che ha diffuso la notizia su gruppi whatsapp – spiega Zane – l’angolo ha iniziato a riempirsi e oggi abbiamo in media tra le 15 e le 20 persone al giorno che vengono a prendere o lasciare qualcosa”. Tra loro alcune famiglie di residenti in difficoltà con figlie minori, che vivono grazie alla cassa integrazione, monogenitoriali e qualche ex lavoratrice che faceva le pulizie negli appartamenti turistici. “Sono persone che fino a poco tempo fa avevano un impiego e che faticano a rivolgersi alla Caritas o alla parrocchia – rileva -. Spesso proprio chi ha più bisogno fa fatica a chiedere, e il messaggio che vogliamo dare è quello di un angolo di solidarietà ‘informale’ all’interno di una qualsiasi tabaccheria e non di un’associazione o istituzione, crea meno imbarazzo”. All’interno della stanza anche qualche zainetto per la scuola e marsupi, cappotti e piumini per l’arrivo delle basse temperature. “Non vogliamo sostituirci alle associazioni di volontariato – conclude Zane – ma semplicemente dare una mano alle famiglie in difficoltà della zona. Una forma di ‘solidarietà di quartiere’ che sta iniziando a farsi conoscere e con la quale è iniziata una collaborazione con la parrocchia”.
Redazione
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