mercoledì, Aprile 24, 2024

Coronavirus, l’allarme dell’Istituto Superiore di Sanità: Calabria, Puglia e Sardegna sono ad alto rischio

Tre Regioni sono “classificate a rischio alto” di trasmissione di Sars-Cov-2: Calabria, Puglia e Sardegna, quest’ultima a “titolo precauzionale in quanto non valutabile in modo attendibile per completezza” dei dati. E’ quanto emerge dal Report dell’Istituto superiore di sanità-ministero della Salute con il monitoraggio settimanale dell’epidemia di Covid. La classificazione a rischio alto “per 3 o più settimane consecutive – si legge – prevede specifiche misure da adottare a livello provinciale e regionale”. “L’’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è pari a 0,91”, si legge. “Si riscontrano valori di Rt puntuale inferiore a 1 in 16 Regioni e province autonome – prosegue il documento – Di queste, 15 hanno un Rt puntuale inferiore a uno anche nel suo intervallo di confidenza maggiore, indicando una diminuzione significativa nella trasmissibilità”. Nell’ultima settimana di novembre e l’inizio di dicembre “si osserva una riduzione generale del rischio complessivo, con la maggior parte delle Regioni e province autonome a rischio moderato e per la prima volta, dopo sette settimane, due a rischio basso”, Basilicata e Campania. In particolare, 16 Regioni sono classificate a rischio moderato di trasmissione di Sars-Cov-2. Di queste, 5 hanno una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese nel caso si mantenga invariata l’attuale trasmissibilità: Emilia Romagna, Marche, Molise, provincia autonoma di Trento, Veneto. In queste regioni, “si suggerisce di valutare attentamente la opportunità di adottare misure, anche a livello sub-regionale, di mitigazione previste per il proprio livello di rischio”. “L’incidenza rimane ancora troppo elevata per permettere una gestione sostenibile, pertanto è necessario raggiungere livelli di trasmissibilità significativamente inferiori a 1 su tutto il territorio nazionale consentendo una ulteriore diminuzione nel numero di nuovi casi di infezione e, conseguentemente, una riduzione della pressione sui servizi sanitari territoriali ed ospedalieri”, evidenzia il documento. Il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva “supera ancora la soglia critica di occupazione a livello nazionale. Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in diminuzione da 3.816 (del 24 novembre) a 3.663 (del primo dicembre). Mentre il numero di persone ricoverate in aree mediche è passato da 34.577 a 32.811”.
Redazione
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